Isola ecologica di Aquino, in appello pena molto più lieve per Lea Giangrande

Assoluzione per un capo di imputazione, annullato un altro. La difesa annuncia ricorso in Cassazione

PALERMO, 24 maggio - Viene parzialmente ribaltata in appello la sentenza del tribunale di primo grado con cui Lea Giangrande, ex presidente dell'Ato Palermo 2, era stata condannata a 4 mesi di reclusione e ad una sanzione di 4.000 euro per la gestione dell'Isola Ecologica di Aquino.

La quarta sezione della Corte d'Appello del tribunale di Palermo, presieduta da Maria Borsellino, infatti, ha escluso responsabilità della Giangrande in ordine ai reati di tipo ambientale che le erano state, invece, attribuite in primo grado dal giudice Maurilio Alfano. La Corte d'Appello ha confermato la condanna per inquinamento acustico, riducendo, però, la pena a venti giorni.

Alla presenza di tutte le parti civili, che si erano costituite in giudizio, la Corte ha sancito la nullità del capo di imputazione relativo al reato di gestione non autorizzata dell'isola, accogliendo la tesi del collegio difensivo, composto dagli avvocati Giuseppe Botta e Piero Capizzi, che avevano sostenuto che l'attività non prevedeva autorizzazione, peraltro successivamente rilasciata. Il tribunale d'appello, inoltre, ha assolto la signora Giangrande per non aver commesso il fatto in ordine al reato di scarico non autorizzato di acque reflue.

La vicenda aveva preso il via diversi anni fa, quando Lea Giangrande era presidente della società d'ambito, a seguito delle lamentele di alcuni cittadini,che risiedevano nei pressi dell'Isola Ecologica di via Ponte Parco, 15 ad Aquino. Questi, infatti, sostenevano che l'attività avvenisse in assenza delle previste disposizioni di legge, lamentando, inoltre, cattivi odori derivanti dall'attività dell'Isola e fastidiosi rumori notturni a causa degli automezzi che venivano avviati a partire dalle 4,30 del mattino.

Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 30 giorni. Subito dopo la difesa, così come ha assicurato, presenterà ricorso in Cassazione.