Estorsione ad una ditta edile di Monreale: Francesco Sorrentino condannato a 6 anni e 8 mesi

Le indagini erano state coordinate dal Pm Francesco Del Bene

MONREALE, 11 giugno - Lo scorso 8 aprile era stato raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere nell'ambito dell'operazione "Nuovo Mandamento". Il 27 ottobre, invece, era stato arrestato perchè riconosciuto come estorsore. Adesso Francesco Sorrentino, 49 anni, monrealese, è stato condannato a sei anni ed otto mesi.

L'inchiesta era stata condotta dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Palermo, coordinata dal pubblico ministero Francesco Del Bene. Il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale lo ha ritenuto responsabile del reato di estorsione continuata in concorso ed aggravata dai metodi mafiosi e dall'appartenenza a "Cosa Nostra".

Sorrentino, il 15 maggio del 2010, per altra vicenda, era stato già condannato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Adesso, invece, è stato condannato sugli sviluppi di un'inchiesta finalizzata ad individuare i responsabili di alcuni atti intimidatori subiti da una impresa edile impegnata nella realizzazione dei lavori di ristrutturazione del Circolo del Tennis di Palermo. In particolare nell'ottobre del 2011, il gestore dell'impresa edile impegnata in quei lavori dichiarava di non aver ricevuto, nè lui, nè i suoi soci, alcuna richiesta estorsiva ed aggiungeva che solo per dei lavori effettuati nel Comune di Monreale, in passato, aveva subito tali richieste estorsive.

I fatti che hanno portato alla condanna di a Sorrentino risalgono al biennio 2007-08, quando, dicono gli investigatori, in nome e per conto di "Cosa Nostra" e, nello specifico della famiglia mafiosa di "Monreale", avvicinò un costruttore edile al quale era stata commissionata l'edificazione di una decina di villette proprio nel comune dell'hinterland palermitano.

Dinanzi al costruttore Sorrentino si lamentò significativamente del fatto che non soltanto i lavori di edificazione civile fossero stati commissionati a ditta non monrealese, ma che nessuna maestranza del luogo fosse stata interessata dai medesimi. Tale messaggio, emblematicamente mafioso e giunto a seguito del danneggiamento dell'escavatore di una ditta sub appaltatrice dei lavori, divenne ancor più diretto allorquando Sorrentino avrebbe chiesto all'imprenditore «10.000 euro quale regalo per i picciotti».

Del legame tra l'imprenditore estorto e "Cosa Nostra" tratta anche il contenuto di un pizzino ritrovato nel covo dei Lo Piccolo ed attribuito al boss Andrea Adamo (per Monreale- omissis-costruttore-sapere a chi da i soldi, o.k.).

La richiesta estorsiva fu parzialmente accolta dall'imprenditore che, in prima istanza affidò parte dei lavori ad una ditta monrealese e, qualche mese dopo, avrebbe versato poche migliaia di euro a Sorrentino. L'imprenditore che ha raccontato delle richieste estorsive ai poliziotti ha riconosciuto la foto di Sorrentino, mostratagli dagli agenti, quale quella del suo estorsore.

 

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