Operazione "The end", scompaginata la cosca di Partinico

Si tratta  della prosecuzione delle operazioni "Terra Bruciata", "Araba Fenice" e "Chartago"

PALERMO, 30 novembre – Ventitrè persone finite in carcere, la cosca di Partinico scompaginata. Sono questi i principali risultati dell'operazione "The End", condotta dai carabinieri del Gruppo di Monreale e dalla Dda. L'azione rappresenta la prosecuzione delle operazioni "Terra Bruciata", "Araba Fenice" e "Chartago" (tutte condotte dalle articolazioni del Gruppo di Monreale dell'Arma), che hanno assestato duri colpi al mandamento mafioso di Partinico, decapitandone i vertici.

 

 Le 23 persone raggiunte dalle ordinanze di custodia cautelare in carcere rispondono a vario titolo di reati che vanno dall'associazione di tipo mafioso all'estorsione (sarebbero 8 gli episodi contestati nei confronti di 4 soggetti), incendi, porto e detenzione illegale di armi e spaccio di sostanze stupefacenti.

Secondo la Procura tutti appartengono al mandamento mafioso di Partinico, tornato in mano ai Vitale sponsorizzati da Antonino Raccuglia, che si contrapponeva alla strategia dei Lo Piccolo. L'inchiesta ha permesso di colpire duramente il mandamento che per la sua posizione geografica ricopre un ruolo strategico, di azzerare le capacità operative della famiglia dei Vitale, alias Fardazza, con l'arresto di Leonardo e Giovanni, entrambi figli dell'ergastolano Vito Vitale.

Gli investigatori avrebbero anche scoperto un imponente attività estorsiva ai danni degli imprenditori edili effettuata attraverso l'imposizione della fornitura del cemento. Infine sarebbe stato disarticolato sul nascere un traffico di droga che i boss avrebbero utilizzato per avere maggiori introiti.

Nonostante la pressante attività di contrasto degli inquirenti, le cosche locali hanno dimostrato di sapersi rigenerare e riorganizzare velocemente, "continuando a denotare - sottolineano gli inquirenti - un notevole e sconcertante radicamento nel tessuto sociale".

«Vito Vitale - sostengono i Carabinieri -, nonostante la giovanissima età è riuscito gradualmente a scalare le gerarchie del sodalizio criminale fino a prendere il posto di Nicolò Salto, vittima di un tentativo di omicidio nel mese di ottobre di due anni fa, e assumendo la reggenza del mandamento mafioso a soli 22 anni sotto l'egida del boss Domenico Raccuglia, all'epoca ancora latitante, diventando così uno dei più giovani reggenti della storia della mafia». «Il mandamento mafioso di Partinico - scrivono gli inquirenti - è risultato una polveriera pronta ad esplodere in ogni momento».

Nel corso dell'indagine sono state accertate numerose estorsioni ai danni di imprenditori edili di Partinico e Balestrate, concretizzatesi con la classica richiesta di somme di denaro o con il metodo dell'imposizione della fornitura di cemento. Gli imprenditori sarebbero stati costretti in vario modo "a rifornirsi del cemento e del materiale edile di cui necessitavano da imprenditori vicini a Cosa Nostra".

Otto le estorsioni accertate ai danni di altrettanti imprenditori. La pena per chi si ribellava era il danneggiamento, con l'incendio di auto e mezzi dell'impresa.
«È deprecabile la condotta degli imprenditori vessati dal pizzo che non denunciano, c'è da parte loro una sottomissione volontaria agli esattori». È la denuncia del procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. Dall'operazione "The end" emerge che sono quattro gli imprenditori edili estorti a cui i boss mafiosi hanno chiesto, con le minacce, il pizzo.

«Ma nessuno di loro ha denunciato -ha spiegato Messineo- e questo è un fatto deprecabile. Da parte loro non è arrivata alcuna collaborazione. È un fatto negativo che non ci stanchiamo di stigmatizzare, è una cosa che lascia estremamente perplessi».

Il procuratore di Palermo lancia quindi un monito: «Basta con gli alibi dello Stato che non c'è, deve essere chiaro che lo Stato ha fatto tutto quello che poteva. L'alibi che lo Stato abbandona questa volta non è giustificabile e il silenzio degli imprenditori non paga».

Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Teo Luzi rincara la dose: «Denunce zero spaccato!. "Purtroppo anche questa volta abbiamo dovuto assistere a questo fenomeno, gli imprenditori se vengono chiamati qualche volta denunciano e confermano di essere stati vittime del pizzo, ma questa volta nessuno di loro ha denunciato i propri aguzzini». 

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