L'accusa è di induzione alla prostituzione: arrestato il sacerdote Aldo Nuvola

aldo nuvola

Il provvedimento firmato dai piemme Gery Ferrara e Diana Russo

PALERMO, 23 luglio - E' stato emesso dalla procura di Palermo un fermo a carico del sacerdote palermitano Aldo Nuvola per i reati di prostituzione minorile e induzione alla prostituzione. Il provvedimento porta la firma dei pubblici ministeri Gery Ferrara e Diana Russo coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia.

Il fermo e' scattato nell'ambito delle indagini del Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri Piazza Verdi sull'omicidio di Massimo Pandolfo avvenuto lo scorso 24 aprile. Le indagini sul delitto, maturato in ambiente omosessuale e commesso da un sedicenne, hanno portato a scoprire e documentare l'esistenza di un giro di prostituzione omosessuale minorile che vedeva tra i suoi piu' assidui clienti il sacerdote, peraltro gia' condannato "per molestia o disturbo alle persone", per aver tentato ripetuti approcci sessuali nei confronti di un giovane 17enne, e per "atti osceni" per essere stato trovato a bordo della propria auto in atteggiamenti intimi con un altro uomo. L'attenzione sul sacerdote fu posta sin dalle prime battute dell'indagine quando si accerto', attraverso l'analisi dei tabulati dell'omicida, un costante scambio di messaggi e telefonate tra i due, scambio che avvenne anche nelle ore immediatamente successive alla morte di Pandolfo.

Torbido lo scenario ricostruito dai carabinieri. Il sacerdote - che e' stato rinchiuso nel carcere Pagliarelli - era solito scegliere ragazzi generalmente provenienti da ambienti degradati della citta', adolescenti che spesso trascorrono le loro nottate fuori casa. Pianificava giornalmente appuntamenti per consumare rapporti in auto o nella sua abitazione. In altre occasioni e' stato documentato l'adescamento occasionale in strada. Il prete, infatti, frequentava negli orari notturni le aree di piu' frequentate dai giovani che spesso accettano di avere rapporti sessuali a pagamento. Il sacerdote pagava con denaro (in genere 20-30 euro), ricariche telefoniche oppure cibo e bevande. Peraltro non ha mai nascosto di essere un prete alle sue vittime, che a volte sono sembrate affascinate dalla sua figura e si rivolgevano a lui chiamandolo "padre Aldo".