Le mani della mafia sulla droga del territorio. LE FOTO

L'operazione "Nuovo Mandamento 2" fa luce sulla coltivazione di cannabis

MONREALE, 17 settembre - La mafia del territorio, già gambizzata dall'operazione Nuovo Mandamento dello scorso mese di aprile, aveva deciso di tornare ad occuparsi a pieno regime di droga e per questo aveva pensato di coltivarla in grandi quantità.

Un'operazione complessa e soprattutto lunga quella denominata "Nuovo Mandamento 2" conclusa all'alba di oggi dai carabinieri del Gruppo Monreale con la quale sono state arrestate otto persone, mentre altre tredici sono state denunciate in stato di libertà. Le misure di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della DDA, dopo le indagini coordinate dai Procuratori Aggiunti Teresa Principato e Vittorio Teresi, e dai Sostituti Procuratori Francesco Del Bene, Sergio Barbiera, Sergio Demontis e Daniele Paci.

Per gli arrestati l'accusa è quella di "associazione per delinquere finalizzata alla coltivazione, raffinazione e commercializzazione di sostanza stupefacente del tipo "cannabis indica" e di concorso nella coltivazione illecita di sostanza stupefacente al fine di spaccio, entrambi i reati aggravati dall'aver voluto favorire l'associazione mafiosa "Cosa nostra" .

L'operazione è considerata una costola dell'indagine "Nuovo Mandamento", che ha documentato la riorganizzazione territoriale di Cosa nostra nella parte occidentale della provincia di Palermo (con la creazione di una nuova sovrastruttura di coordinamento, individuata nell'area di Camporeale, dei due storici mandamenti mafiosi di "San Giuseppe Jato" e "Partinico") e che ha portato, l'8 aprile scorso, all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 persone, tra capi e gregari.

In particolare, le indagini, avviate nel dicembre 2010, hanno consentito di verificare come una delle fonti di reddito dell'associazione mafiosa investigata fosse la coltivazione di canapa indiana, finalizzata alla produzione e alla successiva immissione sul mercato di ingenti quantitativi di marijuana, che serviva a provvedere al mantenimento dell'organizzazione criminale e, soprattutto, al sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie. Nel corso delle indagini sono state individuate alcune piantagioni nell'entroterra della provincia di Palermo, specie nella valle del fiume Jato, con il contestuale arresto in flagranza di 3 persone deputate alla loro coltivazione. Trovati anche due luoghi di stoccaggio della sostanza stupefacente, pronta per essere immessa sul mercato locale, con l'arresto in flagranza di 8 custodi e il sequestro di circa 40 chili di marijuana già essiccata. Denunciate a piede libero altre 13 persone, di cui 8 già detenute a seguito dell'operazione "Nuovo Mandamento" e nei confronti delle quali il GIP, pur evidenziando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, non ha ritenuto esistenti le esigenze cautelari. Tre le piantagioni individuate dai militari.

Una di queste era in contrada Arcivocalotto di Monreale, dove nel mese di giugno 2012, venivano intercettate alcune conversazioni ambientali dalle quali emergeva con chiarezza che gli indagati si occupavano di numerose piante di cannabis indica in un fondo agricolo, per coltivarle illecitamente. Il terreno, subito individuato, risultava di proprietà di una anziana signora, all'oscuro di tutto, e coltivato ad uliveto. Ignari di essere intercettati, dopo aver trasportato le piantine di cannabis indica con un fuoristrada ed altre autovetture, provvedevano al loro interramento ed alla creazione di un impianto di irrigazione collegato ad una vasca artificiale ubicata a poche centinaia di metri dalla coltivazione. Poi per timore di essere scoperti, dopo circa tre giorni, la piantagione veniva smantellata e le piante sradicate e trasferite in altre località.

Un'importante piantagione si trovava pure a Camporeale, in contrada Monte Petroso, dove veniva coltivata "cannabis indica", circa un centinaio di piantine. Le indagini hanno accertato che la gestione di tale piantagione, trovata poi completamente distrutta all'inizio del luglio del 2012, era affidata a Giovanni Battaglia. Analoga situazione in contrada Tagliavia , dove, agli inizi del mese di agosto 2012, i carabinieri del Gruppo di Monreale provvedevano al sequestro di una piantagione di canapa indiana, all'interno di un casolare abbandonato. Nel corso delle operazioni, venivano tratte in arresto due persone e sequestrate 190 piante di cannabis indica. Giuseppe Mulè, fratello del reggente del mandamento, riusciva a sfuggire all'arresto, ma riconosciuto dai militari operanti, veniva successivamente denunciato in stato di libertà.

Le intercettazioni ambientali confermavano la volontà del gruppo criminale riconducibile a Giuseppe Lo Voia e Salvatore Mulè di suddividere gli arbusti della piantagione di Argivocalotto tra i vari indagati, affinché questi creassero e gestissero delle coltivazioni più piccole e dunque di più difficile individuazione per le forze dell'ordine.

Nella consapevolezza che l'avvicinarsi della fine della stagione estiva avrebbe reso ancora più arduo il rinvenimento di altre piantagioni di cannabis che sarebbero via via state dismesse per la raccolta dello stupefacente, veniva modificata la strategia investigativa, concentrandosi non più sulla ricerca degli arbusti ma sull'individuazione dei luoghi dove lo stupefacente, una volta raccolto, sarebbe stato collocato per l'essicazione, lo stoccaggio e la successiva immissione sul mercato. L'attività investigativa portava all'arresto, il 26 settembre dello scorso anno di 8 persone in flagranza di reato ed al sequestro di circa 14 chili di stupefacente, custodito presso la masseria in uso a Giuseppe Lo Voi e Salvatore Mulè, in contrada Arcivocale, "sede centrale" del mandamento mafioso, ed al rinvenimento e sequestro, lo scorso 9 ottobre, sempre in contrada Arcivocale, a poche centinaia di metri dalla masseria citata prima, di altri 25 chili della stessa sostanza, all'interno di un altro fabbricato rurale.

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