Al via il processo a Luigi Preiti, l'uomo che sparò a Giuseppe Giangrande

Il gup ha disposto la perizia psichiatrica per l'attentatore

PRATO, 10 ottobre – Ha preso il via il processo contro Luigi Preiti, il piastrellista calabrese autore dell'attentato del 28 aprile scorso a Palazzo Chigi, nel quale rimase gravemente ferito il carabiniere monrealese, Giuseppe Giangrande, ancora attualmente ricoverato.

All'inizio del processo la figlia del militare Martina si è ritrovata per la prima volta di fronte all'uomo che sparò al padre. Un incrocio, quello che ha scandito l'inizio del processo, all'insegna di qualche sguardo, ma da nessuno scambio di parole. Ed è stata la prima volta anche Francesco Negri, il militare dell'Arma rimasto ferito a una gamba e per il collega Delio Marco Murighile, rimasto illeso, che si sono trovati di fronte all'aggressore di palazzo Chigi.

Il gup Filippo Steidl ha accolto la richiesta di perizia psichiatrica della difesa al fine di accertare se Preiti, quando sparò a quattro carabinieri, era capace di intendere di volere. Un accertamento non condiviso dalla procura, certa che l'imputato fosse lucido e in possesso delle sue facoltà quando fece fuoco il giorno dell'insediamento del governo Letta. «Un atto dovuto - secondo gli avvocati Mauro Danielli e Raimondo Paparatti - per valutare lo stato mentale di Preiti al momento del fatto».

Il processo si tiene con il rito abbreviato. Preiti, piastrellista calabrese, deve rispondere di tentato omicidio plurimo, porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione. Si sono costituiti parti civili Giangrande, Negri e Murighile. Il gup Steidl ha ammesso anche le costituzioni del ministero della Difesa e dell'Associazione Vittime del Dovere.

"Come mio padre, anch'io sono convinta che Preiti fosse lucidissimo quel giorno – ha detto Martina – Mio padre non sta meglio, è ancora in ospedale. Continuiamo a fare fisioterapia. Si chiede ancora perché Preiti ha colpito loro. Purtroppo io non so cosa rispondergli perché la realtà è che una motivazione non c'è. La famiglia non si è mai messa in contatto con noi – dice ancora la figlia del carabiniere – E' arrivata una lettera da parte di Preiti, mi è stata consegnata dal Comando Generale dei Carabinieri ma se devo essere sincera non me ne faccio niente. Non mi interessa. Non c'è giustificazione a questo gesto. Mio padre rifarebbe tutto quello che ha fatto quel giorno".