"Sono l'unico in regola, il sequestro della mia bancarella è una vera ingiustizia"

Parla Piero Ganci uno degli otto ambulanti colpiti dal provvedimento

MONREALE, 2 agosto - "Mi impediscono di lavorare anche se sono in regola ed ho rispettato le indicazioni che mi sono state impartite. Sono stato coinvolto in una vicenda che non mi riguarda e che mi vede solo vittima di una grossa ingiustizia".

E questo lo sfogo di Piero Ganci, titolare di una delle otto bancarelle che operano in piazza Guglielmo da tanti anni , che due giorni fa sono state colpite da un provvedimento di sequestro da parte della Procura della Repubblica di Palermo.

Ganci, che occupa la postazione numero uno, quella acanto la chiesa degli Agonizzanti, sostiene di essere stato l'unico tra gli ambulanti ad essersi uniformato alle prescrizioni imposte della Soprintendenza ai Beni Culturali, che aveva obbligato nel maggio dello scorso anno ai venditori di souvenirs di dotarsi di bancarelle "amovibili", tra l'altro di dimensioni inferiori rispetto a quelle sequestrate due giorni fa.

"Dal 1 novembre scorso - dice Ganci - mi sono adeguato alle indicazioni che mi sono state fornite, tant'è che ogni mattina montavo la mia bancarella e la sera la chiudevo, trasportandola quotidianamente in un magazzino che ho preso in affitto, sostenendo dei costi. Non hanno fatto la stessa cosa i miei colleghi, tanto che con loro i rapporti si sono guastati, perchè io ho fatto diversamente. E che la mia posizione fosse diversa lo testimonia il fatto che il provvedimento di sequestro della licenza al quale la Polizia Municipale ha dato esecuzione nello scorso mese di giugno non ha riguardato me e la mia attività. Ha riguardato gli altri sette colleghi, ma non me.

Malgrado ciò due gironi fa mi è stato notificato un provvedimento di sequestro della bancarella, tra l'altro non a piazza Guglielmo, ma all'interno del magazzino dove la bancarella sta quando l'attività giornaliera si conclude.
Chiederò, con il mio legale Francesco Noto, il dissequestro della bancarella, perchè ritengo di essere in regola e di avere rispettato le prescrizioni volute dalla Soprintendenza. Non ce l'ho con nesusno dei miei colleghi, ma ritengo di dover dire come stanno le cose".

Sulla vicenda interviene pure il consigliere comunale, Giuseppe Romanotto, che ha seguito da vicino la questione, anche nel corso della scorsa legislatura, quando occupava un posto in terza commissione consiliare. "Va trovata una soluzione nel più breve tempo possibile - dice Romanotto - la politica deve individuare la strada, cercando di tenere conto delle giuste esigenze di fruizione dei monumenti da parte di cittadini e turisti e di quelle di otto famiglie che da diversi anni e da diverse generazioni lavorano in questo settore. Mi auguro che i temi possano essere rapidi anche perchè in piena stagione estiva per i commercianti un provvedimento di questo tipo è quanto mai pesante da sopportare".