Valle del Belice, 49 anni fa il terremoto che la distrusse: una piaga non ancora sanata

Danni anche nel territorio di Monreale, soprattutto a Grisì

MONREALE, 15 gennaio - Ricorre oggi il 49° anniversario del terremoto del Belice, che nella notte tra il 14 ed il 15 gennaio del 1968, a causa di una scossa di magnitudo 6.1 della scala Richter, distrusse una vasta area compresa tra le province di Palermo, Trapani ed Agrigento.

370 morti, circa 1.000 i feriti e 70.000 gli sfollati. Quattro centri furono completamente distrutti: Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago. Altri subirono forti danneggiamenti. Fra questi Menfi, Partanna, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Sciacca, Santa Ninfa, Salemi, Vita, Calatafimi e Santa Margherita Belice. Il territorio di Monreale fu coinvolto dal terremoto soprattutto nella zona di Grisì, dove si registrarono forti danni alle abitazioni, ancora non "sanati" e per i quali vanno avanti da diversi anni le procedure di rimborso, che negli ultimi tempi hanno registrato un’accelerazione.
La sequenza sismica iniziò nel pomeriggio del 14 gennaio 1968 con una prima forte scossa alle ore 13:28 locali, che causò danni notevoli a Montevago, Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, nonché lesioni in alcuni edifici a Santa Margherita di Belice, Menfi, Roccamena e Camporeale.
Meno di un’ora dopo, alle 14:15, nelle stesse località ci fu un’altra scossa molto forte, sentita anche a Palermo, Trapani e Sciacca. Due ore e mezza più tardi, alle 16:48, ci fu una terza scossa, che causò danni gravi a Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, SantaMargherita di Belice e Santa Ninfa. Lesioni di varia entità si aprirono in molti edifici di Alcamo, Calatafimi, Camporeale, Corleone e Roccamena; a Palermo ci furono danni in edifici di vecchia costruzione. A Gibellina e Salaparuta, in particolare, tutte le scosse precedenti quella più violenta – che accadde il giorno dopo – causarono serie lesioni e compromisero la stabilità degli edifici. Dopo queste prime scosse, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, all’epoca comandante dei Carabinieri di Palermo, visitando nel pomeriggio del 14 gennaio i centri più colpiti, raccomandò alla popolazione di pernottare all’aperto.
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio, alle ore 2:33 locali, una scossa molto violenta causò gravissimi danni e il crollo di alcuni edifici a Poggioreale, Gibellina, Salaparuta, Montevago e Santa Margherita di Belice; fu fortissima a Contessa Entellina e a Corleone, dove causò danni rilevanti, e fu sentita molto forte a Palermo, a Trapani e in tutta la Sicilia occidentale e centrale, compresa l’isola di Pantelleria.
La scossa più forte dell’intera sequenza avvenne poco dopo, alle ore 3:01, ed ebbe effetti disastrosi: crolli e distruzioni diffuse in un numero di località ben superiore a quello delle località già menzionate. Frequentissime e forti repliche non diedero tregua. Il numero relativamente contenuto delle vittime, se paragonato all’enorme portata delle distruzioni, fu dovuto principalmente all’allerta lanciato dal generale Dalla Chiesa.
Quasi tutta la zona collinare della Sicilia sud occidentale – circa 6.200 kmq – fu coinvolta nella disastrosa sequenza sismica del gennaio 1968. L’area dei massimi effetti fu localizzata nel medio e basso bacino del fiume Belice: comprese 12 comuni delle province di Trapani, Agrigento e Palermo, per una superficie di circa 1.000 kmq. Questo territorio non figurava allora tra quelli considerati a rischio sismico.