La sfilata di D&G e i voltagabbana del morto che vuole afferrare il vivo

Riceviamo e pubblichiamo...

MONREALE, 9 luglio – Da anni, chi più chi meno, di Monreale ha detto o sentito dire"chi schifiu, è un paese morto", ma anche, "a Monreale non si fa mai niente" o "purtroppo Monreale è una città dormitorio" ed altre affermazioni vere quanto amare.

Oggi, tuttavia, dinanzi ad un evento di caratura internazionale, che fa parlare della nostra città in tutto il mondo ed in maniera esclusivamente molto positiva, si sentono campane (spesso le stesse delle lamentele di prima) che suonano a morto, quasi ci fosse il funerale della città. Quel suono cupo e mesto, per fortuna di una esigua minoranza, rattrista parecchio. Verrebbe voglia di mandare costoro altrove, in un altro paese. Anzi, forse meglio direttamente "a quel paese". Poi, più costruttivamente, ci si interroga dubbiosi su cosa sia più utile: fare o non fare? Continuare a fare o smettere di fare dinanzi alle critiche spesso ingenerose che fan cader le braccia e magari non solo quelle. Ai critici per abitudine, quelli che si lamentano di tutto "a prescindere" e subito dopo riescono ad affermare perfino l'esatto contrario, auguro di trovare il tempo di mettere in discussione se stessi. Sarebbe un'esperienza formativa sul piano personale e, in prospettiva, di crescita per la città tutta.

Mi ha colpito una ragazzina sedicenne che bollava certi comportamenti sfascisti e disfattisti "tipici dei morti dentro, che tentano di ritrarre nella fossa quanto di vivo si manifesta intorno a loro". Non ha torto. Ed io la penso come lei! Certo, si possono commettere errori e senz'altro ne saranno stati commessi. Ma gli errori, veri o presunti, non sono mai una giustificazione per non fare nulla e lasciare incancrenire la realtà. Una critica bizzarra che si è sentita in giro in questi giorni è la seguente: "hanno svenduto la città per dodicimila euro espropriando i cittadini delle loro piazze". Ora, a parte il fatto che ad ogni città, ed anche alla nostra, si chiede sempre di investire in eventi, anche minimi e minuscoli pur di animare qualche serata e rendere meno monotone e deserte almeno le piazze principali, è mai possibile che, quando si realizza un evento straordinario, sia pur grazie alla scelta di due stilisti tra i più importanti al mondo, ci sia chi si concentra su come scucire qualche euro in più ai benefattori di turno? Mi domando: il sindaco, dinanzi alla proposta
dei due stilisti, dopo la certezza di non essere su Scherzi a Parte, cosa avrebbe dovuto fare? Mendicare qualche intervento di manutenzione in più o una ulteriore manciata di denari per tappare la bocca alle critiche di chi a tutto dà un valore pecuniario? Avrebbe dovuto tirare la corda col rischio di spezzarla e di dare di Monreale e dei monrealesi l'immagine degli accattoni? Se poi la corda si fosse spezzata per davvero, gli stessi geni della lampada, di fronte ai brandelli di liuta, c'è da giurare che con nonchalance avrebbero
detto: "Per un evento del genere bisognava concedere gratis le piazze. Altro che farsi sfuggire un'occasione del genere"!

Insomma, robe da manicomio. Da voltagabbana del buon gusto e del buonsenso che fanno venire il voltastomaco! Mi chiedo se questo stucchevole interrogativo se lo siano mai posto, più di mezzo secolo fa, i nostri padri e nonni in occasione di "Campanile Sera". Certo, ci sarà pur stato qualche nostalgico del ventennio, che avrà magari detto: "Ah se ci fosse stato lui. Avremmo potuto avere qualche 50 mila lire in più. Ed essendoci la Rai di mezzo, avremmo avuto tutti, dal vivo, un posto in prima fila, senza per giunta esser abbonati! Giovambattista Vico avrebbe detto: corsi e ricorsi della storia! Altresì, non possono esser certo le sedie della platea negate al "popolo" e riservatissime per le star, testimonial e clienti provenienti da ogni parte del mondo, a condizionare l'obiettività del giudizio.
Il presunto ed illusorio mancato invito a qualcuno, del quale non c'era obbligo, né diritto alcuno, non può essere il metro della critica di demolizione di un evento che è stato importantissimo, che ha fatto molto bene alla nostra Monreale e che resterà a lungo orgogliosamente nel libro d'oro della sua storia.

Credo che la presenza del solo sindaco, in veste istituzionale, sia stata sufficiente a rappresentare il senso di ospitalità di Monreale e della Sicilia tutta. Se poi ci sarà stato qualche imbucato senza titolo, andrebbe catalogato tra le miserie umane tipiche anche degli uomini di potere o dello Star System che lasciano qualche macchia e ruggine ma sarebbe folle pensare che pregiudichino l'impalcatura ed il valore complessivo di ogni evento. Spenti i riflettori e smontate le scenografie da favola, servirebbe porsi nuovi ambiziosi obiettivi. Bisognerebbe che imparassimo ad essere orgogliosi e fieri, piuttosto che malamente gelosi, della nostra città. Dovremmo pianificare e costruire tanti altri eventi e augurarci tutti che i visitatori si moltiplichino, trovando l'opportunità ed il piacere di soggiornare ed apprezzare ogni aspetto caratteristico di Monreale. Per il resto e per fortuna, a prescindere da ogni nostro giudizio, Monreale col suo splendore sarà nel mondo una città da copertina, capace di far sognare attraverso le vetrine d'alta moda e di quelle mediatiche. Finalmente la nostra città incomincia ad esser davvero ed in concreto Patrimonio dell'Umanità. E Dio solo sa quanto ciò sia importante. Dunque, evitiamo di sprecare la fortuna, anche quando ci piove dal
cielo. Anzi, facciamone tesoro. Proprio come fece il nostro re Guglielmo!

 * componente della direzione regionale del PD