Oltre l'indifferenza: presentato oggi ''Il Giuramento'' di Claudio Fava

Claudio Fava (al centro) insieme agli studenti del Basile-D'Aleo

L'incontro con gli studenti nell'Aula Magna del liceo artistico D'Aleo. LE FOTO

MONREALE, 23 gennaio – Di certo non potrebbe che definirsi una mattina satura di significato e valore (in ogni sua differente declinazione) quella trascorsa dagli studenti di alcune sezioni dell'Istituto Basile-D'Aleo in compagnia di Claudio Fava, noto giornalista e scrittore di caratura nazionale che, in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo “Il Giuramento”, si è sottoposto alle domande dei giovani liceali.

Eroismo come semplice lotta contro l'indifferenza. Potrebbe riassumersi così, in questo semplice e lapidario periodo l'alto senso e il profondo significato che ne “Il Giuramento” sembra a gran voce gridare, cercando sonoramente di spezzare quel grigio velo di impassibilità che – ieri come oggi – sembra oscurarci la vista, allontanandoci (forse inconsapevolmente) dalla realtà quotidiana. A pochi giorni dalla ricorrenza della “giornata della memoria” il messaggio appare chiarissimo: un'insensibilità che si realizza tanto nel presente con l'omertà che sigilla bocche e verità, quanto nel passato con la sottomissione e la subordinazione a un regime, come quello fascista, che impose la barbarità delle leggi razziali. Quel giuramento di fedeltà incondizionata – quasi come fosse un ordinario contratto – venne intimato anche ai docenti delle università e delle scuole. Solo in dodici decisero di non chinare la testa. Tra quei dodici, semplici uomini che avevano deciso di affermare con senso del dovere la propria libertà, v'era anche il professore Mario Carrara, protagonista del romanzo di Fava.

“L'intento non è quello di produrre una biografia del personaggio in questione – spiega l'autore, in risposta alle domande di un'attenta platea di studenti – ma semplicemente quello di prenderlo ad esempio di un genere, come quello umano, che non vuole assolutamente sentirsi un eroe ma semplicemente un uomo nel suo essere libero e non condizionato da regimi totalitari”. Un pensiero che gode di un intrinseco ma esplicito valore pedagogico per le nuove generazioni, ha affermato la la dirigente scolastica Cettina Giannino, valido anche ai nostri giorni perché la minaccia dell'imposizione e del comando non si riproduca nella modernità del nostro presente.

Un momento di grande emozione quello in chiusura, quando tutti gli alunni in piedi – sapientemente curati dalla professoressa Spallino – hanno intonato un brano di Guccini che racconta le terribili paure dei prigionieri nei campi di sterminio nazista.