Femminicidio, perché si dà la colpa alle vittime e non ai carnefici?

Come per tutti gli altri fenomeni criminali, dobbiamo prendere posizione contro i femminicidi e le loro radici culturali

MONREALE, 30 gennaio – In questo mese di gennaio 2021 sono già avvenuti 4 femminicidi. La scorsa settimana abbiamo parlato dell’uccisione di Roberta Siragusa, la 17enne di Caccamo assassinata dal “fidanzato” Pietro Morreale.

Sì, va riportato tra virgolette, perché bisogna prendere atto di alcuni elementi ormai davanti agli occhi di tutti (ma che nessuno vuole vedere). Non esistono amori tormentati, non possono esserci motivazioni valide a impossessarsi di una donna al punto tale da toglierle la vita.
Ma lo sgomento non nasce solo dai femminicidi: lo sgomento riguarda le narrazioni di queste e le relative “giustificazioni” che si danno ai carnefici. La società si scaglia contro gli assassini per due, tre giorni, ma poi si ripete sempre il solito e inspiegabile copione: è la ragazza o comunque la donna a essere “colpevole” di essere stata ammazzata. “Avrebbe dovuto lasciarlo prima”, “A 17 anni non ci si dovrebbe fidanzare”, “Le donne non hanno rispetto di se stesse”. È la nostra società, di stampo patriarcale, a non rispettare le donne, la loro libertà, la loro autodeterminazione e la loro volontà.

Non leggo mai parole di critica o tantomeno di condanna nei confronti di questa mentalità che opprime e uccide le donne da secoli, concependole come meri oggetti. Purtroppo non scorgo alcun segnale di cambiamento, alcuna presa di posizione: panchine e scarpe rosse sono uno specchietto per le allodole, perché questa società non insegna agli uomini che per stare al mondo bisogna prima di tutto rispettare le donne e trattarle come proprie pari.
È una mentalità che si scaglia contro le donne, qualsiasi cosa succeda: non ci possono essere giustificazioni al femminicidio. I femminicidi avvengono perché quando le donne denunciano una situazione di violenza vengono pressoché ignorate, le istituzioni continuano a minimizzare i fatti e si presentano solo quando la donna è stata già accoltellata, o bruciata viva, o uccisa a colpi di pistola (sempre dal fidanzato, dal compagno o dal marito, anche quando questi sono ormai diventati ex). La legge non ci tutela, i nostri appelli rimangono inascoltati, e in questo modo gli uomini avranno sempre tutti gli strumenti a disposizione per mettere fine alle nostre vite.

Prima di educare le nostre figlie a “essere rispettabili” (espressione profondamente maschilista e priva di senso logico) educhiamo i nostri figli, fratelli e nipoti a rispettare le donne, a non calpestarle, a non zittirle, a non arrogarsi il diritto di decidere per loro e le loro vite.
Smettiamola di giustificare gli uomini violenti, smettiamola di dar loro motivazioni valide a sfogare la loro furia femminicida, smettiamola di colpevolizzare le vittime e iniziamo a farlo con i carnefici, gli unici colpevoli dei fatti orribili che vengono commessi ai danni delle donne. La violenza sulle donne è un fenomeno di matrice maschilista, che ci riguarda tutti e che bisogna combattere cambiando la nostra mentalità e i nostri gesti. Non possiamo più permettere tutto questo: è ora di prendere posizione.