Clamoroso all’Ars: bocciata la riforma delle Province

Adesso è necessaria la proroga al 31 dicembre dei commissari

PALERMO, 8 aprile - Un emendamento a firma M5s, passato col voto segreto (36 a favore e 22 contrari) dell’Assemblea siciliana, affossa la riforma delle Province. Governo e maggioranza vanno in tilt alla prima votazione, tutto rinviato probabilmente a maggio, dopo bilancio e legge di stabilita’.

Con l’emendamento e’ stato soppresso l’articolo 1 del ddl di riforma che prevedeva l’istituzione di 6 Liberi consorzi di comuni e tre citta’ metropolitane di area vasta (Palermo, Catania e Messina); di fatto cade l’intera impalcatura del testo, composto da 47 articoli. Proprio oggi scadono i mandati dei commissari delle ex Province, per colmare il vuoto di governance il governo a questo punto e’ costretto a presentare un ddl per la proroga dei commissari almeno fino al 31 maggio se non oltre. L’aula e’ gia’ stata convocata per domani a mezzogiorno con all’ordine del giorno la proroga. Dopo il voto che ha mandato in tilt governo e maggioranza, tra le cui fila si conta un buon numero di franchi tiratori, il segretario del Pd siciliano Fausto Raciti ha chiesto l’immediata convocazione di un vertice di maggioranza. Della riforma delle Province comunque se ne tornera’ a parlare dopo bilancio e finanziaria (devono essere approvati entro il 30 aprile), altro scoglio per il governo Crocetta e per una maggioranza sempre piu’ sfaldata.

Di “stato di calamità istituzionale” parla il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando. “Non è più tempo di indegni e sterili incontri e vertici tra partiti – prosegue il sindaco di Palermo – ormai tanto irresponsabili quanto inconsistenti con annunciati interventi salvifici di "ascari" di un governo e di un sistema politico nazionale che sembra aver decretato la assoluta marginalità della Sicilia, in un quadro di disinteresse per i Comuni e per il Mezzogiorno. E’ necessario – continua Orlando – un intervento urgente da parte del Commissario dello Stato e da parte del Governo nazionale perché finisca questo insopportabile “annacamento” e questa agonia per ridare ai siciliani il diritto alla democrazia e allo sviluppo”.