Beni confiscati. Caputo: "Troppe lentezze, difficile utilizzare il patrimonio"

Passano dai sette ai dieci anni dal sequestro del bene alla effettiva consegna

PALERMO, 2 novembre – «Le troppe lentezze burocratiche, l’inadeguatezza degli uffici competenti e la coesistenza di più intestazioni sullo stesso immobile impediscono allo Stato di assegnare e gestire in tempi veloci l’enorme patrimonio di Cosa nostra. Lo stesso Ufficio della Agenzia nazionale per i Beni confiscati per la scarsa assegnazione di personale non è messo in condizioni di assicurare quel ruolo di coordinamento nazionale indispensabile per dare un impulso all’utilizzo dei patrimoni confiscati ai boss».

Lo afferma Salvino Caputo, Presidente della Commissione Attivita’ Produttive dell’Ars, componente della Commissione regionale antimafia ed assessore comunale di Monreale, con delega ai Beni confiscati, che ha commentato i risultati della indagine della Corte dei Conti sullo stato delle confische in Italia . «Lasciare un bene confiscato – ha continuato Caputo – in totale abbandono atteso che intercorrono di media dai sette ai dieci anni dal sequestro alla consegna significa farlo deteriorare e renderlo inutilizzabile o, peggio, lasciarlo nella disponibilità dei boss o di loro fiancheggiatori. E’ mortificante che dal 1992 ad oggi non si sia riusciti a rendere celeri le procedure semplificando passaggi o eliminando procedure farraginose. Cosi’ come appare inspiegabile – ha detto ancora – che non si trovi personale per aprire a Palermo una sede decentrata dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati . La Regione ha 30 mila dipendenti e milioni lo Stato. Possibile che nella Regione dove esiste il 51 per cento dei beni confiscati non si riescano a individuare 10 dipendenti ?».