Il Governo della Regione presenta il ddl sulla riforma dei Comuni: Monreale perde la sua autonomia?

La nostra cittadina verrebbe inserita nell'area metropolitana di Palermo

MONREALE, 13 settembre – Monreale perderà la sua autonomia amministrativa? Pare di sì, almeno stando al disegno di legge presentato ieri sera dall'assessore agli Enti Locali, Patrizia Valenti. La cittadina potrebbe essere assorbita all'interno della città metropolitana di Palermo.

Il provvedimento del governo Crocetta, che sarà esteso anche a Catania e Messina, prevede che l'area metropolitana di Palermo venga costituita da venti comuni che abbracciano il capoluogo o che a vario titolo presentano qualche refluenza sulla vita di questo. Il sindaco della città metropolitana, nelle intenzioni del governo, verrà investito da enormi poteri amministrativi. Una sorta di super-sindaco, in grado di amministrare un territorio molto esteso. Poteri, invece, che verrebbero tolti agli attuali sindaci, che diventerebbero "presidenti della municipalità", con compiti molto ridotti rispetto agli attuali.

I Consigli comunali diventeranno delle piccole assemblee formate da 5 componenti (7 nel caso di Monreale perché municipalità con più di 15 mila abitanti). Le tre città metropolitane, oltre al sindaco, vedranno la nomina di una giunta composta da un massimo di nove assessori. Al posto dell'attuale Consiglio comunale ci sarà il Consiglio metropolitano, formato da 35 membri. Altro organismo previsto dal disegno di legge è la conferenza metropolitana, formata da tutti i presidenti delle municipalità. Una sorta di "conferenza degli attuali sindaci".

Fortemente contrario si è dichiarato fin dalla prima ora il sindaco Filippo Di Matteo, convinto che questa soluzione possa togliere identità ai piccoli centri e soprattutto privarli del peso politico e della rappresentatività a vantaggio del grosso capoluogo. "Non condivido assolutamente questa riforma – aveva detto Di Matteo a Monreale News lo scorso 21 agosto – i piccoli centri eleggerebbero i rappresentanti al Comune di Palermo, perdendo gran parte del loro peso politico, anzi venendo esclusi dalla politica, ma soprattutto venendo accorpati ad una realtà molto diversa da quella loro, per motivi culturali, territoriali ed anche economici".