"Sulla vicenda Lo Biondo tutti irretiti dalle conseguenze individuali"

Riceviamo e pubblichiamo...

"La mia domanda è: dove sono state le Istituzioni?"

MONREALE, 29 settembre - L'aggressione subita dal consigliere Massimiliano Lo Biondo al quale torno ad esprimere la mia solidarietà è una vicenda emblematica di una "Città smarrita".

 Emerge l'immagine di una città incapace di saper cogliere il senso ed il significato più profondo delle azioni e dei fatti, di saperne cogliere i segnali preoccupanti e di reagire nelle forme opportune. I fatti sono semplici, le dinamiche chiare, i significati evidenti. Un dipendente pubblico inadempiente ha aggredito un consigliere comunale nell'esercizio delle sue azioni. Un'offesa alle Istituzioni.In questa vicenda quello che sgomenta non è il gesto deprecabile del dipendente ma l'assordante silenzio delle Istituzioni.

Che il consigliere Lo Biondo possa avere avuto momenti di smarrimento umano è comprensibile, come lo è anche la generosità del gesto individuale di non infierire su un soggetto irresponsabile per evitare i conseguenti effetti punitivi. Ma la domanda è: in tutto questo dove sono le Istituzioni? Dov'è l'amministrazione? Dov'è il Consiglio comunale che ha subito l'offesa? Dov'è stato lo stesso partito? Dov'è stato l'intero paese, me compreso? Siamo rimasti tutti irretiti dalle conseguenze individuali. E l'offesa alla collettività?

Questo è quello che preoccupa! Questa confusione generalizzata che non sa cogliere i segnali dei fatti e che non sa conciliare la dignità della cosa pubblica con l'attenzione umana nei confronti dell'individuo, offendendo sia l'una che l'altra. Il silenzio che per quattro giorni è esploso in città è ancora più grave del gesto sconsiderato.

Alcuni giorni fa ero intervenuto sul tema della riorganizzazione degli uffici e dell'apparato comunale. I fatti confermano quanto sia urgente ripensare la città. Ma essi dimostrano che il bisogno di intervenire investe sfere ancora più alte. Dimostrano che il problema è quello di riscoprire e riconquistare la dignità dell'essere città cominciando dalle Istituzioni. Cominciando cioè dal rimettere in discussione ruoli, dignità, decoro, degli amministratori ai quali gli amministrati non riconoscono più l'autorevolezza e forse non per colpa loro. L'autorevolezza infatti dipende dal modo in cui ciascuno svolge le funzioni alle quali è preposto o per le quali si propone. E qui la vicenda locale si intreccia con le vicende del Paese.

In questi giorni si sta consumando una delle pagine più squallide della storia politica italiana. Mentre il Paese soffoca, dilaga la disoccupazione, le famiglie sono in ginocchio, le scuole cadono a pezzi, gli investimenti sono bloccati, le aziende in crisi, il lavoro si assottiglia, mentre le vicende economiche, sociali e politiche reclamano un Governo forte ed autorevole, mentre le incertezze aggravano i conti ed i debiti dello Stato, il Parlamento è smarrito attorno a problemi totalmente estranei, che nulla hanno a che vedere con le vicende collettive e con i bisogni del Paese.

Paese e Città smarrite. Da qui bisogna partire, dal ritrovare a tutti i costi quel filo di Arianna che ci conduca fuori dal labirinto dello smarrimento collettivo. Qui sta il punto e il nocciolo del discorso. L'autorevolezza si è smarrita perché si sono smarriti i ruoli e le funzioni del soggetto pubblico. Dobbiamo ritrovare tutti, a tutti i costi, le "Città", dobbiamo tutti, a tutti i costi, ripensare l'intero "Paese".

* candidato alle Primarie del Pd