Umberto Bruno, il ceramista monrealese apprezzato anche in America

Pubblicata una sua lunga intervista su un noto magazine d’oltreoceano

MONREALE, 13 agosto – Provo grande piacere e soddisfazione quando nei miei viaggi incontro personaggi e momenti che mi ricordano la mia Monreale. E lo dico da monrealese non di nascita, ma di adozione dopo ber 44 anni che vi risiedo.

Ma la cosa che a volte mi rattrista è che molte eccellenze monrealesi, che vengono dovutamente riconosciute fuori dai nostri confini cittadini e sono degnamente valorizzate al di fuori: in Sicilia, in Italia ed all’estero, da noi non trovano il giusto accoglimento che meritano.
Grande meraviglia ha suscitato in me essermi imbattuto in un articolo scritto dalla giornalista e critica d’arte Ketty Millecro sulla rivista Magazine 7 Oggi che si pubblica in America.
In quest’articolo dei giorni scorsi veniva riportata una lunga intervista all’artista monrealese Umberto Bruno ed alle sue creazioni in ceramica.


Conoscevo l’artista per nome e per aver visto la sua bottega in un piccolo cortiletto in piazza Arancio in prossimità del noto ristorante “La taverna del Pavone”, ma lo consideravo alla stregua di uno dei tanti negozietti di souvenir ad uso dei turisti presenti nella nostra cittadina.
Ma a volte la curiosità o un impulso interiore ti spingono ad andare oltre e a varcare altri confini.
Pertanto mi sono recato nella sua bottega laboratorio e la prima impressione a caldo, poi suffragata dai fatti, mi ha fatto conoscere una persona umile, sensibile senza nessuna presunzione o alterigia artistica. Stava lavorando ad una sua nuova opera e mi spiegò, alle mie domande, la tecnica che stava utilizzando e quello che stava creando. Con semplicità ma con dovizia di particolari.
Giravo per il laboratorio, ascoltando una musica come sottofondo diffusa e che l’accompagna in tutte le ore del giorno e della notte nel suo lavoro, si perché lui è stato anche un musicista mancato e nell’ascoltare la musica forse pensa a quello che sarebbe potuto diventare se non avesse percorso la strada della ceramica, osservando le sue composizioni alternando domande sulla sua vita ed il suo percorso artistico. Mi colpì soprattutto la semplicità e naturalezza delle sue risposte.


Mi parlo della sua infanzia difficile, nato alla Rocca di Monreale, le difficoltà economiche della famiglia che fu costretta a mettere parte dei nove figli in collegio per poter loro consentire un sostentamento. Della scuola elementare frequentata a Partinico, della Vice Madre Superiora Suor De Santis che riusciva a rendere docile il suo spirito ribelle. Dell’abbandono degli studi alle medie. In età adulta si iscrive al liceo artistico ove consegue la maturità a 28 anni. Dei suoi studi a Roma presso l’Istituto Europeo di Design ove frequenta come illustratore. Nel ’94 si trasferisce a Giacalone ove apre il suo primo laboratorio artistico e poi nel 1996 realizza la sua sede a Monreale.
Viaggia molto, soprattutto in America ove le sue opere vengono apprezzate dagli italo americani ma soprattutto dagli americani stessi.
Nel 1992 rappresenta l’Italia in Corea insieme ad altri artisti, musicisti, cinematografi, costruttori ed illustratori di carretti siciliani. In questa occasione sfoggia le sue eleganti e personalissime ceramiche.
Nel 2019 a Tunisi, ospite insieme ad un’altra trentina di artisti di tutto il mondo le sue creazioni sono rimaste al Museo Nazionale del Bardo.


Da quattro anni partecipa all’Expocook, evento dedicato al mondo ed al business dell’alimentazione che premia i più grandi chef, come ceramista ufficiale della manifestazione ed i suoi piatti in ceramica con personalizzate incisioni sono i premi dati agli chef.
Da non dimenticare anche il suo impegno per il sociale e nel novembre del 2016 un murales a Pioppo ricorda la tragica fine di tre giovani vittime di un tragico incidente stradale.
Senza accorgermene sono trascorse circa due ore e sono sembrate attimi. Esco frastornato da mille sensazioni, ma quella predominante e la commozione. Commozione di aver conosciuto una persona, un artista speciale che molto ha dato al riconoscimento di Monreale come città d’arte e che spero i monrealesi sappiano ricambiare con lo stesso affetto, gratitudine e dedizione.