Palermo: estorsione ai danni di una sala Bingo, arrestate tre persone

In manette i fratelli Cosimo e Giorgio Vernengo e Paola Durante. LE FOTO

PALERMO, 1 luglio – Nella mattinata odierna i Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip di Palermo su richiesta dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti soggetti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni dei responsabili di una sala bingo ubicata a Palermo, nel quartiere Guadagna.

I destinatari della misura sono Cosimo Vernengo, 52 anni, ritenuto uomo d’onore della famiglia di Santa Maria di Gesù, già condannato per associazione mafiosa, scarcerato il 27 ottobre del 2011 a seguito della richiesta di revisione del processo per la strage di via d’Amelio, figlio dell’ergastolano Pietro Vernengo, 73enne inteso “u tistuni”, storico uomo d’onore legato all’ala corleonese di Cosa Nostra;
Giorgio Vernengo, 41 anni, fratello di Cosimo, Paola Durante, anche lei 41 anni. Nello stesso contesto sono stati acquisiti elementi, tuttora all’esame degli inquirenti, anche nei confronti dei detenuti: Natale Giuseppe Gambino, 58 anni, sottocapo della famiglia di Santa Maria di Gesù; Salvatore Profeta, inteso Totò, 71 anni, uomo d’onore di vertice della stessa compagine mafiosa; entrambi già colpiti dai provvedimenti restrittivi eseguiti dal Ros nel dicembre 2015 nell’ambito dell’operazione “Torre dei Diavoli” e, come Cosimo Vernengo, scarcerati il 27 ottobre 2011 a seguito della richiesta di revisione del processo per la strage di via d’Amelio.
Le indagini già avviate sulla famiglia di Santa Maria di Gesù, che hanno accertato il processo di riorganizzazione interna e la capacità militare culminata il 3 ottobre 2015 nell’omicidio di Salvatore Sciacchitano, hanno consentito di documentare la sottoposizione ad estorsione dei titolari-gestori di una sala bingo del capoluogo sia durante la precedente gestione, terminata nel luglio 2015, che al subentro della nuova proprietà.
In particolare, oltre ad avere gestito la messa a posto con la precedente amministrazione del bingo, Salvatore Profeta e Natale Giuseppe Gambino avevano manifestato l’intenzione di reiterare, per il tramite dei Vernengo, le richieste estorsive alla società acquirente.
I successivi approfondimenti investigativi hanno permesso di appurare che gli indagati, legati alla famiglia di Santa Maria di Gesù, avevano preteso un pagamento illecito di 50.000 euro, di cui oltre 6.000,00 già corrisposti, per lasciare il bar interno alla struttura che, in assenza di formale titolarità, rivendicavano come proprio.
Le somme di denaro estorte erano consegnate dalle vittime a Paola Durante, in precedenza responsabile per conto dei Vernengo della gestione del bar interno al bingo, a fronte della presentazione di fatture emesse da due società per forniture e servizi mai effettuati.
Per tale ragione sono al vaglio dell’Autorità Giudiziaria le posizioni dei due legali rappresentanti delle società che hanno emesso le fatture per operazioni inesistenti, che si ritengono essere state utilizzate dai fratelli Vernengo per dissimulare i pagamenti illeciti.
Cosimo Vernengo è inoltre accusato di aver costretto i responsabili della società proprietaria del bingo ad assumere la nipote di Salvatore Profeta.