Palermo, parla la madre di Candida Giammona, la 39enne morta dopo il parto

“Chiedo giustizia non solo per mia figlia, ma per tutte le altre donne, affinché non accada più una cosa del genere”.

PALERMO, 1 febbraio – Un dolore profondo e inaspettato quello che affligge la famiglia di Candida Giammona (nella foto), la 39enne morta poco dopo il parto alla clinica Candela di Palermo. I parenti chiedono che venga fatta giustizia e che i presunti responsabili paghino.

La madre di Candida, che ha parlato ai microfoni del Giornale di Sicilia, avrebbe persino tentato il suicidio per la disperazione provocata dalla perdita della figlia e del nipote, un gesto estremo fortunatamente sventato dall’altro figlio.
La Procura di Palermo ha già aperto un’inchiesta e ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche. L’esame autoptico non è stato ancora svolto; il personale sanitario coinvolto ha dichiarato di aver cercato di salvare in tutti modi Candida e il suo piccolo, ma il decesso è sopravvenuto comunque, dopo il trasferimento della donna al Buccheri La Ferla. “L’hanno tenuta in vita con l’adrenalina” racconta la madre, trattenendo a stento le lacrime. “Io non volevo arrendermi: mia figlia ce la doveva fare”.
“Proprio nello stesso minuto in cui abbiamo saputo della morte di Candida, hanno telefonato a mio genero dal Civico per informarlo che anche il bambino, purtroppo, non ce l’aveva fatta. Si sono spenti insieme: arresto cardiaco anche per lui. Questo è omicidio colposo! Mia figlia è stata abbandonata, nessuno che le tenesse la mano, nessuno che le desse coraggio. Mia figlia è morta da sola. E noi le dobbiamo giustizia”.