Le Reginelle

"Quannu 'a atta unn'arriva 'a saimi rici ca' fa fetu ri rancitu"

Reginè quan stiv cu mic nun magnav ca pan e cerase... 

Eravamo ormai abituati a mangiare fin troppo bene, a non badare a spese, almeno qualche volta. Quest'Italia dai mille contrasti, che ha prima condannato a morte le piccole botteghe rionali, sacrificandole all'altare dei grandi centri commerciali in nome di una globalizzazione incalzante, recentemente, invece, "suggerisce" di tornare alla bottega, dove acquistare al dettaglio piccole quantità, per evitare sprechi: necessità-virtù.

Peccato che le piccole botteghe, i laboratori artigianali siano scomparsi quasi ovunque..."Quasi" per l'appunto, perchè, invece, in Sicilia ed in particolar modo nel Palermitano resistono egregiamente, offrendoci ancora la possibilità di gustare "reali" prelibatezze. Si avvicina la festività della commemorazione dei Defunti ed arriva nonostante l'incalzare di festività pagane. Halloween: dolcetto o scherzetto, zucche e streghe; celebrazione pagana del nord America e del mondo anglosassone, deve fare i conti, però, non soltanto con la nostra storia, ma anche, se non soprattutto, con le granitiche tradizioni cristiane e gastronomiche del nostro amato paese.

I biscotti Regina, più popolarmente conosciuti come "Reginelle", anche quest'anno, dunque, si preparano ad orpellare i cesti - cannistri" - che da tradizione regneranno sulle nostre tavole per le prossime festività. La fama legata al gusto, nonché all'aroma (ciavuru) di questi particolarissimi biscotti, trionfa addirittura sulla popolarità delle ciliegie..."avutru chi tirari, a trì a trì si lassanu manciari a tignitè". Questi friabili biscotti, a Palermo, vengono  chiamati dialettalmente anche  "viscotta 'nciminati" (biscotti col cimino), vale a dire biscotti con semi di sesamo.

Anche stavolta, nella speranza di trovar risposta, ho trascorso giornate intere a cercare di capire il perché di questo nome, ma né tomi storici né San Google o Santa Wikipedia hanno saputo svelare l'arcano mistero che lega tale nome ai biscotti. Nemmeno mia madre, donna che stimo infinitamente anche per l'elevata cultura generale, è potuta sopraggiungere in mio aiuto ed allora mi sono arresa all'idea che sarà stata una "burloneria" palermitana dare ad un biscotto alquanto povero, nientemeno che un titolo nobiliare. Una cosa è certa, verbalmente, come nostro solito, forse per rafforzarci moralmente, triplichiamo la consonante "g": reggginelle.

La Reginella è in realtà un biscottino semplice semplice, l'unico suo vezzo è l'esser completamente rivestito di semi di sesamo, che noi palermitani chiamiamo anche "giuggiulena" , con il cui termine si definisce anche una sorta di smania della quale è vittima chi non fa altro che agitarsi : "ma chi c'hai a giuggiulena?". La parola sesamo non ci suggerisce null'altro, se non richiamare alla mente una formula magica : "apriti sesamo". In realtà per noi il sesamo è un'additivo prodigioso che usiamo soprattutto per la panificazione: mafaldine, torcigliati, pizziati perderebbero il loro valore "borghese" se privi di giuggiulena!

Comunque li vogliamo chiamare, vi assicuro, però, che una volta provati, questi semplici biscottini, dall'odore, dal sapore inconfondibile e dalle note agrumate, faranno sempre parte della vostra dispensa. A Palermo le Reginelle, è facile reperirle in ogni pasticceria ma buongustai ed intenditori li acquistano al panificio, al biscottificio o...nu' putiaru ri fiducia: laboratori artigianali.che svegliano gli abitanti dei vari quartieri palermitani inebriandoli con il seducente profumo di biscotti appena sfornati. La diversità consiste nella preparazione, i biscotti acquistati presso le pasticcerie, infatti, contengono burro o margarina, gli altri la tradzionale sugna ( 'a saimi), ed è facile intuirne la differenza sostanziale.

"Mia bella Italia, manco da tanto, ti penso da sempre e porto nel cuore il gusto di ciò che ho lasciato, di ciò che ho perduto e mai dimenticato. Tu, che dalle mani sapienti delle nostre donne sei stata narrata tra tavola e odor di cucina; Tu, che dai pensieri dei tuoi uomini hai ritagliato angolo di nostalgia, ritorni cara al mio cuore, ti invoco nel sonno mia bella Isola perché la necessità d'emigrare non mi ha fatto scordare radici". Queste le parole in incipit di una ipotetica lettera di un Siciliano espatriato, di un compatriota che rammenta il gusto, i profumi, i colori della sua terra natia e che spera di poter assaporare ancora la dolcissima friabilità di "viscotta regina". Ai nostri "fratelli" di terra, di mare, di radici radicate nel cor di Trinacria, è dedicata questa ricetta: un assaggio tinteggiato che porta in grembo il gusto di vecchi ricordi familiari.

Biscotti gustosi e friabili che, nonostante non siano più molto amati dai bambini, soppiantati spiacevolmente in favore di pandistelle, macine e ritornelli vari e benchè difficilmente sgranocchiabili dagli anziani (troppo croccanti per i loro molari) rimangono un capo saldo della nostra tradizione gastronomica. Non esiste palermitano che non li conosca.

 

Ingredienti per quattro persone: 500grammi 00, 100 grammi di zucchero bianco, 1 cucchiaio di miele, 150 di strutto, 2 uova, una presa di sale, 150 grammi semi di sesamo (cimino, giuggiulena), una bustina di lievito per dolci, 1 bustina di zafferano, 1 limone,latte q.b 

 

Preparazione

 

Unire farina, zucchero, miele e lievito, quindi lo strutto, lo zafferano sciolto in pochissimo latte, le uova, il sale e la scorza del limone grattuggiata. Amalgamare, bene ed a lungo (se lo riterrete necessario aggiungete poco latte all'impasto). La consistenza dovrà essere piuttosto compatta, ma comunque ben amalgamata. Quando l'impasto sarà pronto, metterlo a riposare per due ore, in luogo fresco e ventilato.

Formare dei bastoncini della lunghezza di circa cinque centimetri, spennellarli per tutta la superficie con pochissimo latte, passarli nel cimino e adagiarli su una teglia foderata di carta da forno. Mettere in forno preriscaldato a 220° per circa dieci minuti. A questo punto abbassare la temperatura del forno a 150° e proseguire la cottura per altri 10 – 15 minuti.