Pesche dolci

 

"A sorti un talia meriti e ranghi, runa viscotta a cu' non avi ganghi!"

Chi poco ha, caro tiene. Per costoro, quindi, niente di più entusiasmante che due semplicissime pagnotte che si abbracciano per custodire il loro morbidissimo segreto...

Nella vita che tu sia uomo o donna, alto o basso, bello o brutto, furbo o fesso, è una questione di fondoschiena?  Per quanto mi riguarda, ho sempre considerato "determinante" l'impegno che ciascuno mette nel fare quotidiano. La felicità, infatti, credo non stia in un cielo sempre sereno, ma nelle piccole cose che riempiono il nostro quotidiano.

 Il destino quindi mescola le carte e a noi sta giocare la partita! Così si dice...eppure capita che a volte nonostante i buoni propositi, le risorse investite a fondo perduto, la ricercatezza con cui scegliete di compiere i vostri gesti al fine di non risultare mai "insufficienti", il risultato vi riporti con quel benedetto deretano per terra! In quei momenti, allora, il punto "C", assume valenza e si corre il rischio di considerarlo l'elemento determinante.

Meglio, quindi, non lasciarselo solo alle spalle...così, nella speranza (ultima a morire) di richamarne un po' anche dalla mia, ho pensato ad una prelibatezza ormai quasi scomparsa dallo scenario gastronomico dei dolci siciliani: la pesca dolce farcita. Ma prima di parlare della pesca in quanto dolce, approfondiamo insieme anche la simbologia legata al frutto.

In Cina e più in generale in Oriente, questo frutto è portatore di un significato simbolico che ben è introdotto dalla leggenda intitolata" Il monte delle pesche sacre". La narrazione afferma che un giorno un abitante di un villaggio andò a pescare in un lago nascosto fra le cime delle montagne. Spinse la sua zattera in un insenatura che non aveva mai visto prima e avvicinandosi alla riva rocciosa, notò fra gli arbusti l'ingresso di quella che sembrava essere una grotta. Facendosi luce con la lucerna, entrò nella grotta e, percorsa una lunga caverna, sbucò, improvvisamente, in una luminosa vallata, completamente nascosta dall'esterno. Vagò come in sogno tra le bellezze del luogo, incontrò persone affabili che lo invitarono al villaggio e gli offrirono da mangiare delle pesche, le stesse che aveva visto crescere sugli alberi della valle. Si trovò così bene che si fermò per un bel po', fino a quando decise di tornare indietro. Quando tornò al suo villaggio, però, il pescatore comprese d'aver lasciato qualcosa di veramente bello e cambiando idea pensò di tornare sulla montagna. Ritrovò il lago, cominciò a ricercare l'ingresso della grotta ma inutilmente: passò giorni e giorni fra i monti, ma la ricerca non ebbe il risultato sperato. Nessuno credette al pescatore, ma l'idea che potesse esistere un giardino che produceva pesche soprannaturali si diffuse così tanto che il monte fu battezzato con il nome di Sondo, "monte delle pesche sacre", nome con il quale, ancora oggi, è conosciuto.

Ancora, per i buddisti la pesca è uno dei tre frutti benedetti ed in arte cristiana, invece, la pesca con una foglia attaccata, simboleggia " l'unità del cuore e della lingua" ed è quindi considerata "verità e saggezza". Il fiore di pesco, infine, tipico del mese di marzo (proprio questo è infatti il periodo di maggiore fioritura) è il simbolo della primavera e la ripresa dell'attività vegetativa dopo la lunga pausa dei periodi freddi.

Più "C" di così?...manca soltanto il dolce!

Le pesche farcite con crema di ricotta, sono una dolce e maliziosa simulazione del frutto, elaborata dai maestri pasticceri siciliani. In realtà sono due piccole brioches, (broscine, in siciliano), che ricalcano la forma delle vere pesche. La farcitura classica di queste pesche è la crema di ricotta; tuttavia è possibile riempirle con crema pasticcera e ancora con conserva, marmellata o cioccolato. Occorre inoltre ricordare che questo particolarissimo dolce, inizialmente, veniva realizzato sfruttando avanzi di pane."Rosette e bocconcini", privati di sesamo, venivano tuffati in uno sciroppo composto da liquore, acqua di rose e zucchero per poi essere farciti e spolverati di zucchero semolato. L'opera, per meglio somigliare al frutto, veniva in seguito completata con l'applicazione di due foglioline di menta.

In molte parti di Italia queste pesche sono anche realizzate sotto forma di piccoli dolcini da dessert fatti di "pasta biscotto", ripieni di gianduia o creme aromatizzate. E c'è anche chi sostiene che la forma di questo antichissimo dolce diede vita ai notissimi macarons: pasticcini francesi, di vari colori e gusti, ottenuti da una miscela di albume, farina di mandorle, e zucchero. Le pesche dolci siciliane più tradizionali, però, rimangono quelle realizzate con la pasta da brioche imbevuta di Alchermes (o Alkermes) e farcite di crema di ricotta, altamente concorrenziali con le "sorelline" toscane, realizzate con crema pasticcera.

"Ma, cos'è l'Alchermes?". Dall'arabo al-qiriz, è un liquore speziato, una specie di elisir che i nostri nonni chiamavano "archimisi". Tale liquore, forse, ai più non dirà molto, perchè il suo impiego è sempre più spesso relegato ad ingrediente da pasticceria anche se un tempo era famosissimo ed assai diffuso quale vero e proprio "elisir di lunga vita". Alla particolare miscela alcoolica, in cui si riconoscono i forti aromi della cannella, del cardamomo, dei chiodi di garofano e di altre spezie ancora, venivano infatti attribuite proprietà benefiche, ed era presente nelle tavole più importanti come digestivo. Il colore intenso, di un rosso corposo ed acceso, è una delle componenti della fortuna di questo liquore che, ancora oggi, nella sua ricetta originale, viene prodotto utilizzando il colorante estratto da un particolare insetto della famiglia delle cocciniglie, parassita delle querce, che viene catturato, fatto essiccare e ridotto in polvere.

Insomma, le pesche dolci sembrano essere il dolce giusto al momento giusto. Un dolce dagli effetti: "esorcizzante", "strabiliante" e "romantico"...

Procediamo nell'ordine:

"esorcizzante", ovviamente per il forte richiamo estetico al lato posteriore (fattore "C");

 "strabiliante", perchè esteriormente sbrilluccica da far "stddiare l'occhi", grazie allo zucchero semolato che lo ricopre e che, imbevendosi del liquore usato per la preparazione, assume la suggestiva colorazione del sole (effetto scattering);

"romantico", perchè richiama la gioia scatenata anche da un gesto semplicissimo, un abbraccio.

Un dolce che, forse, per i più,  ha un sapore ormai "desueto" o "superato" ma che, a pensarci bene, può riportare ai periodi in cui, come accade ancora oggi per qualcuno, pur non essendoci grandi aspettative di vita e malgrado le difficoltà, la speranza di godere del presente comunque persisteva coriacea.

Un dolce che, proprio per la sua forma, richiama l'unione nel suo significato più profondo!

 

 

 Ingredienti per 8 pesche dolci: 300 g. di farina 00, 200 g. di fanina manitoba, 1 tuorlo e un uovo intero, 70 g. di zucchero, 60 g. di strutto, 30 g. di lievito di birra, 100 g. di latte, 70 g. di acqua, 8 g. di sale, essenza di limone e vanillina., qualche ciliegina candita

Per la crema:700 g di ricotta, 400 g di zucchero a velo, cannella in polvere .

Per la bagna: 100 g. di acqua. 100 g. di zucchero, 300 di Alchermes

 

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PREPARAZIONE

Mettere in una ciotola o un robot da cuicina la farina, lo zucchero, il latte, l'uovo intero, il tuorlo, lo strutto morbido ed una parte d' acqua in cui avremo sciolto il lievito. Aggiungere l'acqua lentamente kasciandola incorporare bene all'impasto. Per ultimo unire il sale. Lavorare bene l'impasto che dovrà risultare elastico. Lasciate riposare l'impasto per 15 minuti circa. Prendere l'impasto e dividerlo in pezzi, formando delle palline da 50 g. ciascuna circa.Metterle a lievitare in una teglia ben distanziate tra loro.

Nel frattempo preparate la crema di ricotta lavorando energicamente con una spatola di legno la ricotta con lo zucchero a velo e un po' di cannella in polvere. Preparare anche la bagna: mettere a bollire l'acqua con lo zucchero per alcuni minuti. Lasciare raffreddare. Quando lo sciroppo è freddo versate l'alchermes.

Una volta che le "palline" hanno raggiunto il doppio del loro volume iniziale, cuocere in forno caldo a 180 ° per circa 12-15 minuti. Sfornare e far raffreddare. Prendere le mezze pesche ad una ad una e tuffarle per pochi secondi nella bagna in modo da inumidirne la superficie, e metterle da parte. Riempite di crema un tasca da pasticcere con beccuccio liscio e farcire la metà delle briosches con la crema di ricotta. Unite quelle farcite con quelle prive di crema, pressando affettuosamente tra loro le due parti. Passatele velocemente nello zucchero semolato. Appena pronte, poggiatele in pirottini di carta e guarnite singolarmente con foglioline di menta fresca o di pasta reale color verde e una ciliegina candita.

 

 

Addisiari e un aviri è na pena ri muriri!