La mia attestazione di stima ed empatia per Marguerite Yourcenar

Non sto a perdermi in fronzoli e premesse, se parlo della mia scrittrice preferita Margherita Yourcenar. Nel 1951 la mia musa ispiratrice, pubblicò “Memorie di Adriano”, un romanzo e saggio storico scritto in lingua francese, premiato con il Prix des Critiques.

La complessità del libro organizzato in sei parti, tra un prologo e un epilogo, in sintesi assume le caratteristiche di un’epistola tenerissima e senza tempo, indirizzata dall’anziano imperatore Adriano al giovanissimo Marco Aurelio. Ho letto il libro della tenerissima Margherita nel 1971 e rivoluzionò l’intero percorso della mia vita futura. Fatalmente cambiarono le mie abitudini routinarie ed esplose nel mio cuore e nel mio cervello, la mia passione sconfinata per la letteratura, la poesia, la musica, l’arte ed il teatro. Mi sentivo drogato dall’effetto Yourcenar della stupenda Margherita e decisi di adottare una strategia che m’integrasse a 360 gradi nell’universo letterario della mia musa. A 21 anni scrissi la mia prima canzone in memoria di Adriano; l’ho pubblicata nel mio primo libro “La Congiura degli Onesti” del marzo 2014 ISBN 978-88-68530-49-5 Copyright © By Salvino Caputo; il titolo della canzone era “Adriano”, è reperibile su You-toube. In omaggio ai miei lettori, ripubblico il testo: “Luoghi dove si è scelto di vivere, vendemmie di una breve esistenza, quanti spazi conosco a memoria, quante zone d’ombra!

Maledetto tempo, ci avvolgi nel nulla! Ci saranno sempre mura che crollano, fontane che disseteranno sempre i passanti, sfumature del duemila. Se scrivo la vita di un uomo che ha creduto di essere, è stato, colgo sempre le pietre più autentiche, i frammenti dell’anima. Roma non è più Roma, non è più eterna, adagiata senza contorni lungo il fiume. I percorsi della memoria sono un inferno, autostrade senza uscita, macchie di terra. Fatico ad ascoltare se mi guardi severa, troppo sole può far male, ma è già sera.
Confine dell’uomo, tra speranza e routine, è uno spicchio d’arancia, una vecchia limousine. Facciamo ormai le muffe lungo la traversata, navighiamo direzione sconosciuta. Siamo fragili davvero senza regole del gioco, siamo superficie di uno specchio in frantumi. Luoghi dove si vuole resistere, tappe sulla via del ritorno, la fame ci brucia il cervello, maledetti fantasmi! Quel che sappiamo degli altri, non ci autorizza a illazioni, perché anche i più loschi tra gli uomini, versano lacrime. Idoli teneri, contadine dure, un cicalare di donne nel mio cuore. Non siamo da soli a guardare le stelle e ad un mondo migliore”. Grazie Yourcenar, oggi sono io e mi chiamo “Marco Aureliano” in memoria tua, di Adriano e di Marco Aurelio. Ho letto il tuo trattato della lotta vana, la moneta del sogno, il colpo di grazia, le tue novelle orientali, la visione del vuoto, i trentatré nomi di Dio e tutto il tuo teatro. COPYRYGHT © BY SALVINO CAPUTO