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Il sabato del villaggio globale: parafrasando Giacomo Leopardi

| Salvino Caputo | Cultura

La mia città, nella mia parafrasi odierna del “Sabato del Villaggio Globale”, è la sintesi di una mediocre partita di calcio (Serie Dilettanti) dove la nostra Monreale gioca contro tutto il resto del mondo.

Incipit: Un tempo lontano i nostri nonni facevano ritorno a casa, dopo 14 ore di duro lavoro nella campagna o in altre attività professionali; lapalissianamente il lavoro dei contadini è stato per antonomasia, il lavoro più duro e pesante. I nostri nonni ritornavano dalla campagna in sul calar del sole e non avevano la forza di aprire bocca per profferire inutili parole, abbracciavano la moglie e i figli e correvano a ristorare il corpo stanco nell’antica “Quarara” di acqua calda e sapone, antesignana della nuova vasca da bagno e della moderna doccia; ben asciutti e rilassati, i nostri nonni indossavano i loro ruvidi pigiama di lana e si preparavano per loro frugale cena, a base di prodotti genuini della loro campagna (fave, lenticchie, piselli, pomodori, broccoli, melanzane et cetera), alle 20 in punto andavano a dormire stanchi, ma ristorati dall’umile cena e dal gusto intenso di una bottiglia di vino cerasuolo della propria piantagione. I nostri nonni non facevano mai l’amore nei giorni feriali, preferivano scatenarsi il sabato del villaggio e procreavano tantissimi figli.

Don Vicinzinu Ganci, nonno di Enzo Ganci, procreò con la sua tenera consorte 10 figli. Nella giornata di Domenica i nostri nonni indossavano abiti eleganti e le nostre nonne si ornavano a festa ed ancora giovani e belle si recavano alla santa messa e passeggiavano per le strade principali della nostra città, liete del dì di festa. Le nostre nonne lavoravano duramente in casa e sapevano ricamare, realizzare abiti, preparare i dolci più gustosi secondo le antichissime tradizioni, sapevano fare il pane di frumento ed allevavano polli e galline se disponevano di opportuni spazi in casa, sapevano pregare quotidianamente, recitavano il santo rosario e lavavano a mano la biancheria, utilizzando il vecchio sapone nostrano; accudivano figli e nipoti ed erano dedite alla famiglia al 1000 per 1000. Nel nostro terzo millennio non esiste più il sabato del villaggio! Tutti i sacrosanti giorni è festa, movida, baldoria, musica, sballo, pizza e violenza; di contro la famiglia non riesce più ad essere un modello educativo e formativo. Non c’è più amore per la nostra Patria, per la Civiltà e per la Cultura delle regole e dei sani valori; si studia poco, si cercano solo scorciatoie per i piccoli super ego che albergano nel cuore di tantissimi giovani. Chiosava Leopardi nel finale della sua poesia: Garzoncello scherzoso, codesta età fiorita è come un giorno d’allegrezza pieno, giorno chiaro e sereno che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio, stagione lieta è codesta, altro dirti non vo’, ma la tua festa a venire non ti sia grave. La conclusione di Leopardi è un monito severo per i giovani e le loro famiglie.
Copyright © By Salvino Caputo

 

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 3 aprile – L’ingresso del sindaco Alberto Arcidiacono in Forza Italia, con tanto di comunicato stampa corredato di foto, mossa che mancava solo del crisma dell’ufficialità, segna un preciso spartiacque nella politica recente della nostra cittadina.

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