Chiare fresche dolci acque dove ci bagneremo tutti a debita distanza

Voglio omaggiare con tutto l’amore che posso, il più grande poeta lirico del trecento letterario italiano. Voglio, fortissimamente voglio, fare chapeau a Francesco Petrarca ed alla sua rivoluzione pragmatica e spirituale, operata nel suo mitico Canzoniere.

Chiare, Fresche, Dolci Acque, la canzone che Petrarca scrisse tra il 1340 ed 1341 rappresenta la più grande rivoluzione poetica all’interno del Dolce Stile Novo, il più grande movimento poetico sviluppatosi a Firenze tra il 1280 e il 1310, ad opera esclusiva del magnifico poeta bolognese, Guido Guinizzelli. Francesco Petrarca frattura e rompe le ossa a tutti gli stilnovisti che avevano idolatrato la donna come un “Angelo venuto da cielo in terra, a mostrare il miracolo dell’amore”. Petrarca trae ispirazione dal fiume Sorga che sorge in Provenza per scrivere la più bella canzone di tutti i tempi, divisa in 5 Stanze di 13 versi ciascuna.

Amo infinitamente questa canzone perché ha una costruzione poietica che adoro come scrittore e poeta, ovvero il dialogo. Petrarca rimira il fiume Sorga e ripensa a Laura, la donna che ha amato infinitamente e che lo ha fatto soffrire inverosimilmente. Francesco, rimirando le chiare, dolci, fresche acque del fiume, attiva tutti i suoi ricordi verso la donna amata ed anticipa amaramente la sua prossima morte. Forse allora soltanto la sua Laura lo cercherà invano e, scoprendone la tomba, implorerà dal cielo pietà verso di lui. Ho stimato Dante e Boccaccio, ma ho amato fin dal liceo, Francesco Petrarca per la sua radiografia e spettrografia scientifica sulle donne. Mi astengo dal catalogare le donne che ho incontrato nella mia vita, sarei ingiusto perché le ho amate al 50%, ma non potrei trattenermi dal satireggiare vs queste divine creature che hanno riempito la nostra vita, ma spesso e volentieri ci hanno messo a bordo ring senza pietà.

Tempo verrà ancora forse, che all’usato soggiorno torni la fera bella e mansueta, è l’intermezzo più drammatico della canzone di Petrarca. A mio modesto avviso, il sostantivo Fera non fa riferimento alle Fiere, ai Mercati o aggettivi tipo Fiera, è superlativamente un sostantivo onomatopeico che spezza le ali delle donne angeliche e si proietta nel carattere e soul di tante donne al telefono, in cerca di guai. Chiosando con il titolo odierno del mio articolo, auguro a uomini, donne, bambini, di bagnarsi in chiare, fresche, dolci acque del nostro meraviglioso mare siciliano e tenere le debite distanze, al fine di non scivolare sul bagnato di questa nostra bellissima Sicilia, vittima dell’isolazionismo culturale e dell’indifferenza civica.
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