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La favola della Sirenetta di Andersen e la cultura della differenza

| Salvino Caputo | Cultura

La Sirenetta di Hans Christian Andersen, pubblicata nel 1837, è considerata una delle più belle fiabe della letteratura fiabesca universale ed una delle opere di Andersen più amate.

Anche il teatro, il cinema, la danza, hanno più volte ripreso la storia del grande scrittore, con copiose produzioni. Purtroppo nelle nostre scuole primarie, mancano i laboratori di narrazione per veicolare questo bene infinito e benefico che la fiaba rappresenta per i bambini ed i nostri ragazzi. Occorrerà aiutare le insegnanti e gli insegnanti ad utilizzare ed usare le fiabe a scuola per affascinare i ragazzi ed aiutarli a riconoscere e gestire i propri sentimenti. Le favole aiutano a sognare e dilatare gli orizzonti della nostra fantasia, immaginazione e creatività, gettando solide fondamenta nel palazzo della nostra cultura. Ho avuto il privilegio di maturare la mia infanzia, grazie alle favole che mia madre amava raccontarmi. La bellissima Sirenetta viveva sul fondo del mare, insieme alle sorelle. A quindici anni, come da tradizione, le venne concesso di nuotare fino alla superficie per osservare il mondo sopra il mare. Accade un miracolo! La principessa notò una nave con a bordo un principe bellissimo e s’innamorò follemente. Purtroppo la nave, a causa di una rovinosa tempesta, affondò; la nostra sirenetta Ariel, salvò, in un batter d’occhio, il principe Eric da uno scontatissimo annegamento; questo è il preludio della dolcissima favola della Sirenetta. Dopo mille peripezie, la sirenetta Ariel sarà trasformata in essere umano e sposerà il bellissimo principe Eric.

Noi ragazzini, quando ci raccontavano questa favola, restavamo estasiati, felici e contenti e correvamo in bagno per lavarci i denti. Ma quante fiabe ha scritto Andersen? Ricordiamo La Principessa sul pisello, Mignolina, Il soldatino di stagno, La piccola fiammiferaia, L’acciarino magico, La regina delle nevi etc. Nella favola del Brutto Anatroccolo, il piccolo animale esclama: “Non importa che sia nato in un recinto di anatre, l’importante è essere uscito da un uovo di cigno”. Ho voluto omaggiare Andersen per scrivere quattro righe sulla Cultura della Differenza. Se Andersen è stato un simbolo-mito dell’omosessualità nel 1800, nella nostra società della totale indifferenza, non interessa a nessuno. Restano a rompere i maroni quelli del sottosviluppo urbano e suburbano che detestano la diversità. Nel 1972 ho scritto la mia canzone La Cultura della Differenza per un’esigenza del mio cuore e del mio infinito amore per tutte le creature della nostra terra. Quando nel 1975 ho cenato a Trastevere con Pierpaolo Pasolini e trascorso la notte al Caffè de Paris in via Veneto, ho capito perché certi uomini sono diversi; sono uomini speciali, sensibili, creativi, dotati di 7 paia di attributi.
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· Enzo Ganci · Editoriali

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