Woodstock 1969, il più grande festival nella storia della nostra musica

Da diversi giorni circumnavigavo in territori sconosciuti della mia amigdala per cercare di spremere i miei ricordi di gioventù. Ero in preda ad una tempesta di pulsazioni ed interrogativi irrisolti.

C’era un mordente ed una parola chiave nella mia ricerca impossibile. Decisi di fare un riposino notturno ed aspettare buone nuove. Dopo due ore mi risvegliai pimpante e felice! Fratello Sonno mi aveva rivelato il ricordo di gioventù che cercavo disperatamente. Spazzate via le inquietudini, finalmente potevo scrivere l’articolo odierno, legato al ricordo dei miei vent’anni. Ricordare Woodstock, il più grande Festival nella storia della nostra musica planetaria, è fare un pieno di adrenalina purissima. Mentre scrivo questo delicatissimo articolo, mi sento al settimo cielo. Woodstock non fu la fiera delle arti e della musica, ma il primo vero festival della musica mondiale che si svolse a Bethel dal 15 al 18 agosto del 1969, all’apice del trionfo della cultura hippie.
Tutto sommato Bethel, una piccola cittadella rurale nello stato di New York, fu una location casuale ed improvvisata dal destino dei grandi eventi. In sintesi, chi ebbe la pazza fortuna di vivere quei tre infiniti giorni di pace e musica rock, lo considero un privilegiato tra i 500.000 che parteciparono all’evento del secolo. In sé e per sé, dal punto di vista tecnico, Woodstock fu un fallimento assoluto per mille inconvenienti legati all’improvvisazione degli organizzatori; un palco pasta frolla ed impianti tecnici per la diffusione della musica, estremamente rovinosi e inaffidabili, soprattutto i microfoni. La scaletta prevedeva il seguente ordine di esibizione degli artisti: venerdì 15 agosto dalle 17 alle 19, dedicata alla musica folk, Richie Havens in Hey Jude e Freedom, un pezzo di totale improvvisazione. Seguirono Satchidananda, Sweetwater, Motherless Child, Joe McDonald, John Sebastian, Joan Baez, e tanti altri della musica folk. Sabato 16 agosto, il concerto iniziò alle 12, 15 con Quill, Hartley Band, Santana, Mountain, Janis Joplin e Grateful Dead, che a causa di una messa a terra difettosa, prese la scossa, unitamente ai suoi chitarristi.

Domenica 17 e Lunedì 18 agosto inaugurò il concerto Joe Cocker, Crosby, Stills, Nash & Young. Neil Young non si lasciò strumentalizzare dai filmati che venivano realizzati sul palco e preferiva girare le spalle ai video-operatori. Finalmente si esibì il mitico Jimi Hendrix a mezzanotte in punto. La sua esibizione fu una rarità assoluta tra le performances dei suoi concerti. Hendrix suonò due ore consecutive senza stancarsi. Tra improvvisazioni e inadeguate strutture tecniche, Woodstock resta nella nostra memoria il più grande festival della storia mondiale della musica e la più grande utopia della pace universale.
Copyright© By Salvino Caputo