Il crollo della veridicità dei proverbi siciliani nel terzo millennio

Questo nostro terzo millennio sta squarciando secoli di storia, di tradizioni popolari e miti che hanno opposto una severa resistenza fino alla seconda metà del novecento storico, letterario e politico.

E’ crollato il muro di Berlino e tanti milioni di muri nella comunicazione, nella ricerca scientifica, nel mondo scolastico, a partire dalle scuole elementari, licei ed università. Mi verrebbe l’impeto funesto per gridare a squarcia gola: Fammi strada, tutto precipita giù, dammi aria perché non respiro più! I cambiamenti epocali sono spesso un trauma intenso per il nostro cuore ballerino, per il nostro vissuto e le nostre radicatissime radici di tradizioni familiari, popolari, storiche, culturali, antropologiche. Scriveva Durkheim: “Quando assolvo il mio compito di fratello, di sposo, di padre o di cittadino, quando rispetto gli obblighi che ho assunto, compio dei doveri che sono definiti, al di fuori di me e dei miei atti, nel diritto e nei costumi”.

Allo stesso modo, le credenze popolari, i proverbi e tutte le pratiche della vita laica e religiosa, le abbiamo trovate nascendo. Mi permetto, a buon diritto, d’integrare il pensiero di Durkheim celebre sociologo, filosofo e storico, integrandolo sinteticamente con il mio pensiero in merito: “E’ il determinismo culturale, prodotto dalla nostra storia economica, industriale, lobbistica, politica e sociale a determinare il crollo dei vecchi modi di pensare, agire e vivere nelle varie epoche della storia. I mitici proverbi siciliani, crollano miseramente nel terzo millennio per cause legate alle variazioni climatiche, atmosferiche, meteorologiche, etc.”. Peppino Gagliardi interprete famoso della canzone Settembre, cantava: Tra qualche giorno finirà l’estate e sulla spiaggia niente resterà. Settembre poi verrà e non ti troverà e piangeranno solo gli occhi miei.

Nella canzone di Gagliardi, l’estate finiva il 31 Agosto ( Austu e Riustu è capo d’inverno) e le spiagge si svuotavano. A Settembre, vedrete che la gente vacanziera andrà ancora a mare e le spiagge saranno affollate! Provate a ripassare tutti i vecchi proverbi siciliani e noterete che sono tutti crollati e superati; ad esempio Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. L’espressione proverbiale era una metafora riferita a chicchessia compiva ripetutamente un’azione che voleva tenere nascosta ed alla fine rischiava di lasciare un’inconfondibile traccia autoreferenziale. Nel terzo millennio, tutto è alla luce del sole, della finanza e del fisco; processi ad libitum, alcuni con sentenze di condanne, altri con assoluzione e modesta oblazione finanziaria. I nostri Gatti non mangiano più il lardo e consumano i migliori prodotti in scatola.
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