L’Opera dei Pupi a Monreale, un amarcord sulla sua prestigiosa storia

MONREALE, 30 agosto – Poco più di cinque anni fa, esattamente il 27 aprile 2015, a Monreale si scriveva una pagina importante sulla storia dell’opera dei Pupi. Un giorno in cui, al termine di una proficua giornata di studi, veniva fatta luce su alcuni fondamentali aspetti di ciò che è stata e soprattutto di come si è sviluppata dalle origini in poi, questa nobile arte.

Fare una breve ma accurata descrizione dell’opera dei pupi a Monreale non è cosa semplice per la scarsa documentazione sull’argomento, e per la scarsa attenzione rivolta a questo aspetto, l’unico modo per riuscirvi e quello di affidarsi al racconto orale e alla memoria, uniche fonti al momento attendibili e fondamentali.
Ricordare mio padre puparo e costruttore di pupi, nel decennale della sua scomparsa, ripercorrere il sentiero dei ricordi è senza dubbio triste e al tempo stesso emozionante, ma l’emozione è ancora più grande se consideriamo che proprio in questi meravigliosi spazi, un tempo adibiti a palestra dell’istituto Guglielmo II , mio padre tenne un teatrino dei pupi, fino al 1976, così come egli stesso mi ha raccontato.
La mia famiglia, pertanto, ringrazia l’amministrazione comunale per aver organizzato questa giornata di studio, e per aver ricordato mio padre, che al teatro, alla costruzione dei pupi ha dedicato l’intera esistenza.

La nascita dell’opera dei pupi a Monreale si deve principalmente all’iniziativa di Ignazio Munna, nato a Trapani nel 1879.
Trasferitosi a Monreale con la sua famiglia impiantò un teatrino nel cortile Manin al Carmine.
Egli compose i copioni per l’opra, come La distrutta di Agrigento, storia d’amore e di vendetta, quando nel 500 a.C. a dominare il mediterraneo erano i Cartaginesi; riscrisse a dispense alcuni poemi cavallereschi, La Rotta di Roncisvalle e Il Guidosanto, per citarne alcuni.
Svolse l’attività di oprante fino al 1939 anno della sua scomparsa.
Di Ignazio Munna, mio padre - che da bambino frequentò il suo teatrino - mi raccontava della sua voce roca e coinvolgente che negli anni successivi egli imitava sulla scena e della passione che metteva in atto nei combattimenti.
Il teatrino fu ereditato dai figli Vincenzo e Vito che con la loro caratteristica “battaglia danzante”, ancora viva nella memoria dei monrealesi, eseguirono spettacoli in Italia e all’estero, avvalendosi della collaborazione di mio padre, di Michele Gulì, Giuseppe Giardi e nell’ultimo periodo di Guglielmo Li Manni.

La passione di mio padre per l’opera dei pupi risale agli anni successivi alla guerra, doveva essere ancora vivo nella sua mente il ricordo del vecchio puparo, che da bambino lo aveva incantato con quelle storie leggendarie, appena si presentò l’occasione prese in affitto un teatrino da Peppino Celano noto cuntista puparo, che impianterà per un breve periodo in via Duca degli Abruzzi, avvalendosi della collaborazione di alcuni manovratori monrealesi.
Nel 1956 si specializzava presso i laboratori di Ciccio Scalisi per le armature e di Peppino Celano per l’ossatura dei pupi.
Sono anni d’intensa lettura, durante i quali approfondisce la conoscenza dei poemi epico cavallereschi.
Inizia la collaborazione con pupari e opranti del calibro di Ciccio Scalisi, Peppino Celano, Francesco Sclafani.
Breve è la parentesi dell’attività teatrale con i suoi pupi negli spazi dove ci troviamo, epoca in cui la gente volgeva lo sguardo verso altre forme d’intrattenimento.
L’amicizia con il puparo Piero Scalisi, figlio del citato maestro Ciccio, segna una fase fondamentale della sua vicenda umana e professionale, con tanti spettacoli eseguiti in giro per la Sicilia.

È appena il caso di accennare al significato di alcuni termini ricorrenti quando si argomenta di opera dei pupi e di pupari.
Riguardo alla definizione “oprante, puparo e costruttore di pupi” non è difficile cadere in errore e scambiare l’oprante con il puparo.
• L’oprante, è un maniante, che unisce all’abilità manuale quella recitativa e si occupa anche della preparazione del teatro.
• Il maniante è chi si destreggia nell’utilizzo del pupo, lo muove e sa realizzare piccole scenette.
• Il puparo è un maniante, un’oprante, ma è anche e soprattutto un artigiano: egli si occupa della costruzione del pupo, delle armature, attraverso la lavorazione dei metalli e del legno, adibisce il teatro e porta in scena gli spettacoli raccontando le storie.
• Il cuntista o contastorie è chi narra in prosa le storie epico cavalleresche, con spada di legno o ferro in mano, affidandosi alla gestualità del corpo, alternando momenti struggenti e drammatici a momenti di stasi, da non confondere con il cantastorie che racconta le storie e i fatti di cronaca servendosi di cartelloni a riquadri dipinti su stoffa, appesi al muro.
Trascorsa l’importante stagione della compagnia Munna, nel panorama monrealese si affaccia l’oprante Onofrio Sanicola di Marineo, erede dei pupari Nino Mancuso e Nino Cacioppo; con mio padre allestisce il Teatrino Guglielmo nei locali dell’istituto Sacro Cuore in via D’acquisto.
Si potevano ammirare illustrazioni e cartelloni dell’opera dei pupi di pregiata fattura.
In breve tempo il teatrino diventa punto di riferimento per gli appassionati e centro propulsore d’iniziative culturali.
Tra i due s’instaura un sodalizio professionale e una grande amicizia, rappresentarono poemi quali Pipino il Breve, La Rotta di Roncisvalle, La Battaglia di tre contro tre a Lampedusa, episodi dell’Orlando Furioso, e dell’Orlando Innamorato, La Gerusalemme Liberata, e poemi a sfondo religioso e mitologico.
Tra le iniziative più significative, ricordiamo un convegno nel gennaio 1999 dal tema “Pupi e pupari per un turismo culturale” con la partecipazione di Felice Cammarata grande studioso delle nostre tradizioni popolari.
Con la scomparsa di mio padre avvenuta nel 2004, l’attività del teatro subisce una dura battuta d’arresto.
Nel dicembre dello stesso anno il teatro Guglielmo ospita uno spettacolo in memoria del puparo di Monreale, eseguito dai maestri pupari Carmelo Cuticchio, Piero Scalisi e Salvo Bumbello.
È l’ultima tappa di un percorso leggendario nel solco della tradizione dell’opera dei pupi.

Per il decennale della scomparsa, la famiglia per tenerne vivo il ricordo ha intrapreso una serie d’iniziative nel territorio, dalla pubblicazione di un volume dal titolo Elogio della memoria Omaggio a Enzo Rossi, puparo di Monreale alla realizzazione di un filmato, allo scopo di divulgarne l’opera tra i più giovani.
Enzo Rossi, è l’ultimo puparo di Monreale, ma l’idea della mia famiglia, oggi, è quella di continuare a far conoscere comunque alle nuove generazioni la storia di mio padre, dell’opera dei pupi, per ciò che ha rappresentato per la nostra comunità, attraverso iniziative, mostre e dibattiti, attraverso la divulgazione di una tradizione popolare, ma soprattutto di un mestiere.
L’auspicio è che ci possa essere un chiaro e rinnovato impegno di tutti, scuole, enti culturali, istituzioni e associazioni per un rilancio delle nostre tradizioni, per non spezzare quel filo che ci lega alle nostre radici al nostro passato.