Quando la vita si fa dura e senti di essere perdente è tempo di rinascere

Non è un luogo comune, ma una terapia d’urto al pessimismo storico leopardiano che ha pervaso donne e uomini in questo drammatico momento storico del terzo millennio.

Ho navigato tanto nel breve tratto della mia vita tempestosa e non mi sono mai arreso al tempo mafioso, alle malattie, alla disperazione, ai miei attacchi di panico, alla disoccupazione, alla povertà, alle frustrazioni. Ho lottato come un leone per conquistare spazi, opportunità, tranquillità ed un nuovo modello di vita che ridisegnasse il mio futuro. Ho studiato inverosimilmente ed ho sempre riverito il cielo stellato, gli insegnamenti di Gesù di Nazareth ed il rispetto verso donne e uomini, animali e vegetali del nostro universo laico e scientifico.

Nel 1985, dopo la mia laurea in Lettere Classiche e relativa abilitazione professionale, mi dedicai attraverso la pratica di un serio training autogeno, ad un serio approfondimento del mio vissuto per dare una svolta colossale alla mia vita. Ero sposato fin dal 1978 con la donna che ho amato da sempre e che mi sta ancora accanto, ero papà felicissimo di mia figlia Claudia che frequentava le scuole elementari, avevo fatto una grande esperienza nel sindacato, nel mio Consorzio di Alta Moda, avevo conseguito tre lauree, avevo smesso di fare il pendolare nel mondo della scuola, tra incarichi annuali e supplenze, ero dirigente tecnico della prima Unità Operativa di Medicina del Sonno presso l’Ospedale Cervello, ero allievo di Leonardo Sciascia e trascorrevo i pomeriggi con il mio Maestro, ma continuavo ad interrogarmi per sondare il mio futuro.

La verità stava dietro l’angolo! Mi accostai alla scrivania, dove abitualmente scrivo, e dopo un’ora consumai due fogli di carta A4 per scrivere il testo del mio stato d’animo. Tirai fuori dal pozzo dei miei sentimenti una lirica che magicamente diventò una canzone. Titolo “Perdenti”, testo: Quando la vita si fa dura e senti di essere perdente, ti arrovelli come uno zerbino e non capisci niente. Quando il cervello va in pensione e senti quasi di morire, ti affretti per una soluzione pompando ossigeno alla mente. La mia lirica continua drammaticamente ad libitum. Dopo un sonno ristoratore, l’indomani mi recai presso la piscina comunale della città di Palermo. Osservai il trampolino che sovrastava la piscina, mi spogliai restando in costume e raggiunsi il trampolino gridando mentre mi tuffavo: Ma la vita continua! Questo è il mio avvertimento laico che elargisco ai giovani e meno giovani, per riafferrare il senso di questa nostra vita infernale, irripetibile, meravigliosa e ricca di sorprese e novità. Domani sarà sicuramente un giorno migliore.
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO