110 anni fa moriva Giuseppe Sciuti, illustre pittore siciliano

I funerali di Timoleonte, del 1874

L’artista catanese scomparve il 13 marzo 1911, all’età di 77 anni

Ricorre oggi il centodecimo anniversario della morte di Giuseppe Sciuti, il cui vero cognome era Sciuto. Nato a Zafferana Etnea il 26 febbraio 1834, il suo nome ci è certamente noto per la celebre via palermitana. Suo padre Salvatore lavorava come farmacista, mentre la madre era Caterina dei baroni Costa, famiglia originaria di Acireale.

Fin da giovanissimo si distingue per il suo talento artistico e comincia a studiare dapprima sotto l’ala di Giuseppe Distefano, per poi divenire successivamente allievo di Giuseppe Rapisardi. L’eruzione dell’Etna del 1852 fu un duro colpo per le finanze familiari poiché arrecò gravi danni ai terreni appartenenti al padre, e dunque il giovane artista fu costretto a rimanere in Sicilia, nonostante gli fosse stato consigliato di andare a Roma e a Firenze per coltivare le sue spiccate capacità.

Sciuti dovrà proprio all’evento vulcanico il titolo di una delle sue prime e più importanti opere, ideata nello stesso anno, mentre “San Giuseppe col bambino”, pala d’altare della Chiesa madre di Zafferana, è datata 1854. I suoi meriti saranno presto riconosciuti dal Comune di Catania, che gli donerà una borsa di studio permettendogli di esporre le proprie opere in tante città d’Europa, tra cui Londra e Lugano.

Dopo anni trascorsi a viaggiare, diventato ormai un pittore autorevole e molto apprezzato, nel 1896 fa ritorno nel capoluogo etneo, dove si occupa di affrescare la volta e la cupola della Basilica Collegiata. Risalgono a quel periodo opere come “Il Benessere e le Arti” e “La Madonna dei Bambini”, che si trovano attualmente all’interno del palazzo municipale di Zafferana Etnea e della Chiesa Sant’Agata la Vetere di Catania.

Artista prolifico, pare che Sciuti prediligesse le tele dalle grandi dimensioni nonostante si attesti che la sua altezza non superasse il metro e 50 centimetri. Numerose le pinacoteche pubbliche che custodiscono le sue opere. Inoltre, la sua passione per la storia e per le scene di battaglia fece esprimere così Corrado Ricci, storico dell’arte, una volta appresa la sua dipartita, avvenuta a Roma il 13 marzo 1911: “Piango vivamente la morte dell’illustre artista vivificatore della storia”.