Ordinati ieri due nuovi sacerdoti: don Giovanni Vitale e don Antonio Chimenti

La consacrazione sacerdotale è avvenuta in Cattedrale

MONREALE, 27 maggio – La Chiesa monrealese ha accolto due nuovi presbiteri: Antonio Chimenti e Giovanni Vitale che, ieri, vigilia di Pentecoste, hanno ricevuto il sacramento sacerdotale in cattedrale.

Una giornata di festa, viziata dall'amarezza dell'arcivescovo Salvatore Di Cristina per le accuse, ricevute da più parti, di avere sottaciuto la parola mafia, durante i funerali di Stato di Placido Rizzotto.

Un sentimento espresso nell'omelia, accanto alla gioia per l'arrivo di "nuovi agricoltori" per la messe monrealese: «Chi mi conosce sa quale esecrazione nutro nei confronti della subcultura mafiosa, ma non mi è mai piaciuto vestire i panni del protagonista dell'antimafia di turno. Questa è l'occasione per esortare tutti i giovani, e gli ordinandi, a prendere posizione netta nei confronti di quella piaga antievangelica che è la mafia e tutte le sue più subdole manifestazioni».

Nel presentare i due giovani, padre Antonino Licciardi, direttore del seminario arcivescovile, ha ricordato che i nuovi presbiteri si aggiungono ad altri 14 già ordinati da monsignor Di Cristina, nell'ultimo quinquennio. Numeri che, nel contesto attuale della Chiesa mondiale, la diocesi di Monreale considera come un eccezionale dono della generosità di Dio.

I presbiteri Chimenti e Vitale provengono, rispettivamente, dalla parrocchia San Gioacchino, a Partinico, e dalla parrocchia Maria Santissima delle Grazie, a Terrasini. Entrambi studenti del seminario arcivescovile hanno già profuso il loro impegno per la collettività: padre Chimenti, 38 anni, laureato in Ingegneria, come responsabile diocesano per le Comunicazioni sociali; padre Vitale, 28 anni, laureato in Filosofia, nella parrocchia di Santa Teresa accanto al parroco don Ferdinando Toia.

Alla celebrazione eucaristica hanno partecipato anche il vicesindaco di Monreale, Nazzareno Salamone, i primi cittadini di Partinico e Terrasini, l'arcivescovo emerito di Catania, monsignor Luigi Bommarito, terrasinese d'origine e varie autorità militari.

 

 

 

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