Un brutto anno si chiude, ma il nuovo...

Il 2010 tutto da dimenticare e in previsione c'è un'impennata della povertà

MONREALE, 30 dicembre - Tranne che per i soliti noti il 2010 è stato un anno tutto da dimenticare per ragioni che vanno dalla politica internazionale (i paesi in guerra lo sono ancora tutti) ai parametri economici che segnano, soprattutto in Italia, un continuo depauperamento che lascia i ricchi sempre più ricchi e i poveri ancora più in difficoltà. Per quanto mi riguarda ho un piccolo parametro che mi consente di esprimere questa valutazione. Lo scorso anno preparavamo ogni giorno 40 pasti per la mensa della Caritas di via Carmine a Monreale. Oggi ne prepariamo mediamente più di 50 con la tendenza all'aumento.

E queste indicazioni provengono un po' da tutti gli ambienti che si occupano dei poveri. Non è una bella conquista e tutto fa pensare che nei prossimi mesi dovremmo avere qualche altra impennata. A margine di questo ragionamento va dato atto a tanta gente che ha continuato ad aiutarci con generosità, e mentre è vero che sono aumentati i poveri che bussano alla nostra porta, sono pure aumentate le persone che ci fanno pervenire generi alimentari. Aumentano i disoccupati e quanti non possono più pagare l'affitto di casa e all'orizzonte non si vede nessuno spiraglio che inviti alla speranza. Il mondo della politica, soprattutto di chi ci governa, non controlla più la situazione e sbaglia tutte le previsioni perché troppo spesso usa un linguaggio pubblicitario che produce soltanto un autoimbroglio mentre chi vive per le strade delle nostre città sperimenta con sofferenza il continuo degradarsi della vita economica delle nostre comunità.

Da cristiani ovviamente non possiamo perdere la speranza in un mondo migliore che non è quello a cui pensano attori ed attricette che imperversano nelle televisioni pubbliche e private quotidianamente, ma che comporta pazienza e sacrifici, e qualche volta, un modo diverso di impostare i parametri della propria quotidianità. Non possiamo farci trascinare in stili di vita che non possiamo sostenere e soprattutto non vogliamo assumere un concetto troppo materiale della nostra esistenza. Il nostro farci gli auguri per il nuovo anno molto spesso (e fortunatamente) non ha nulla da dividere con gli auguri di quanti imperversano nell'opinione pubblica e pensano di avere in mano il consenso della gente che ovviamente li disistima abbondantemente.

* Direttore della Caritas diocesana
(articolo gentilmente fornitoci dal sito www.vincenzonoto.it)