Più di trecento persone ieri sera alla Via Crucis cittadina

Il corteo è partito da piazza Emanuele Basile e si è concluso in cattedrale. LE FOTO

MONREALE, 26 marzo – Poco più di trecento persone hanno partecipato ieri sera alla via Crucis cittadina, organizzata dalle parrocchie monrealesi, che si è snodata da via Venero, all’altezza di piazza Emanuele Basile e si è conclusa in cattedrale.

Lì è avvenuto l’ingresso in cattedrale, attraverso la porta principale. Raccoglimento durante le XIV stazioni della via Crucis, affidate, a turno alle varie parrocchie, i cui rappresentanti si sono alternati nel portare la croce. La processione si è avvalsa della preziosa collaborazione della Polizia Municipale e dell’Arma dei Carabinieri.
“La morte di Cristo in croce – ha detto l’arcivescovo al momento della riflessione sul significato della Via Crucis – appare a tutti come la prova suprema della misericordia di Dio verso i peccatori. Sullo sfondo buio dell'egoismo umano si staglia la luce dell'Amore divino di Gesù, che dona tutto.

La passione di Cristo – ha detto ancora il presule – è di una bruciante attualità: la sua passione continua oggi in tutte le vittime innocenti delle guerre, del terrorismo, della fame, delle violenze, nei cristiani perseguitati e uccisi, in tutti i malati privi di cure, in tutti gli stranieri rifiutati e disprezzati, in tutti i disoccupati umiliati nella loro dignità e in tutti gli emarginati considerati scarti umani.
Il grido di Gesù è il grido di ogni crocifisso della storia – ha concluso monsignor Pennisi – dell’abbandonato e dell’umiliato, del martire ucciso e del profeta rifiutato , di chi è calunniato e ingiustamente condannato. È il grido della disperazione umana che sfocia, però, nella vittoria della fede che trasforma la morte nella vita eterna”.

Questa sera noi non siamo qui per commemorare un morto, ma per professare la nostra fede in Gesù Cristo morto una volta ma risorto per sempre. Crediamo che il suo amore è più forte della morte. Gesù Cristo vuole trasformare il nostro cuore di pietra in un ‘cuore di carne’ e chiamarci a condividere le sofferenze altrui, e a lasciarci toccare dalla compassione e dall’amore che consola e aiuta”.