Sorteggiamo gli scrutatori, ma con i criteri del bisogno reale

MONREALE, 27 marzo – Facciamo una premessa: quella che sta accadendo attorno alla nomina degli scrutatori per il referendum del 17 aprile ha tutta l’aria di essere una tempesta in un bicchiere d’acqua: siamo tutti d’accordo sul fatto che i problemi della città sono ben altri.

Ne facciamo un’altra: i criteri scelti per la designazione sono quelli previsti dalla legge e nessun abuso è stato perpetrato. Chi ha agito, lo ha fatto nel pieno rispetto delle regole, senza che, sotto questo aspetto, gli si possa muovere alcun appunto. Forse basterebbe questo per chiudere qui una vicenda, che, invece, è deflagrata in malo modo, lasciando sul campo altri feriti e ferite profonde.

Detto questo, però, solleviamo timidamente una questione, partecipando, sperando di farlo senza con questo voler prendere le parti di nessuno, ad un dibattito politico che ha animato, non senza prese di distanze di buona parte dell’opinione pubblica, questi giorni della Settimana Santa.
Il criterio che è stato adottato alla fine, malgrado i buoni propositi della vigilia ufficializzati dal Partito Democratico più di un anno fa, è stato quello della designazione e non quello del sorteggio. Tutti, nessuno escluso, dal sindaco agli altri componenti della commissione elettorale, verbali o non verbali stilati e vantati, hanno optato per la nomina. Dal punto di vista della trasparenza di certo un’occasione mancata.

Nessuno, o forse pochi, però, hanno evidenziato che il sorteggio, per quanto indice di maggiore trasparenza, in linea puramente teorica non sia necessariamente sinonimo di giustizia ed equità. Chi ci dice - giusto per fare un esempio - che non possa essere sorteggiato qualcuno che non ha particolari necessità economiche che toglie il posto ad uno veramente bisognoso? Il sorteggio integrale sarebbe il trionfo dell’equità formale, ma la Caporetto di quella reale.

Ed allora perché non individuare un criterio “misto”, un ibrido che sorteggi sì i nomi di chi ha fatto richiesta, ma con dei paletti legati alle effettive necessità? I criteri potrebbero essere tanti: dall’Isee, alla reale disoccupazione certificata a qualche altra discriminante che consideri realmente le esigenze economiche di chi approfitta di ogni tornata elettorale per guadagnarsi un gettone che serva a sfamare la propria famiglia, considerato che non tutti hanno la possibilità di farlo con regolarità e soddisfazione.
Un intervento della politica che indichi la strada e che fissi criteri realmente giusti appare quanto mai opportuno. Altrimenti l’alternativa sarà quella di assistere ancora a siparietti da “soap opera” come quelli andati in onda in questi giorni, di cui, in tutta franchezza, nessuno sentiva la necessità.