Signor sindaco, anzi, caro Piero

Signor sindaco, anzi caro Piero,
l'età, la conoscenza pluriennale e la stima reciproca, credo mi consentano di rivolgermi a te, anche pubblicamente, in questo modo confidenziale.

Adesso hai raggiunto l'obiettivo che hai perseguito da cinque anni, vale a dire dall'indomani dell'elezione a sindaco di Filippo Di Matteo, per arrivare al quale, conducendo una strategia che si è rivelata vincente, hai lavorato giorno dopo giorno, mettendo sù, mattone dopo mattone, il tuo ambizioso progetto politico.
Adesso, quindi, potrai sedere su quella poltrona della Sala Rossa che, sono certo, onorerai con la serietà e l'impegno che ti sono propri.
Ti dico subito: congratulazioni. Ma non posso esimermi dall'aggiungere subito dopo: e ora sono c... tuoi.

Siedi, infatti, su una poltrona che - i tuoi predecessori te lo potranno confermare - non è certo nè comoda, nè ergonomica. È una poltrona, magari invitante, ma di sicuro bollente. Più simile ad una graticola, che ad un luogo dove cercare sollievo per le proprie terga.
Troverai presto sul tuo tavolo, infatti, le montagne di problemi, che hai affrontato in questa faticosa campagna elettorale, battendo pazientemente palmo a palmo il vasto territorio di Monreale. Troverai, giusto per sintetizzare, un piano di riequilibrio del bilancio avviato, ma non ancora concluso. Troverai i dipendenti Ato senza stipendio da quasi tre mesi, così come un'emergenza rifiuti ciclica, che con periodicità che sembra ineluttabile, si presenta ai monrealesi, soprattutto a quelli che vivono in periferia. Troverai strade a volte più simili a quelle di Beirut, che a quelle di un paese che parla di dimensione europea.

Ti toccherà fare i conti con chi bussa alla porta del sindaco - forse scambiandola per uno sportello dell'ufficio di collocamento o per uno dello IACP - sperando di trovare un lavoro per un figlio o un alloggio per la propria famiglia. Ti toccherà constatare quanto sia duro il ruolo del primo cittadino, che sta in prima linea, al "fronte", spesso trascurato, se non abbandonato dai governi regionali e nazionali.
Sarai costretto a dare risposte a tutti, ma potrai contare principalmente su te stesso e sull'apporto di chi si è impegnato accanto a te, per vincere queste elezioni. Anche a loro dovrai dare delle risposte e mi sa tanto che pure questa operazione non sarà agevole.

La tua storia personale e professionale, però, di persona perbene e di professionista affermato, è dalla tua parte e certamente contribuirà, così come tutti noi monrealesi ci auguriamo, a fare di te un buon sindaco. Così come hai detto in campagna elettorale, il sindaco di tutti: di tuo figlio, dei miei e di quelli di tutti gli abitanti di questa meravigliosa città.

Non prima, però di aver reso doverosamente gli onori delle armi ad Alberto Arcidiacono, che si è battuto lealmente e che fino all'ultimo ha giocato le sue carte con entusiasmo, dignità e serietà. Non prima, inoltre, di aver salutato con la deferenza che merita il sindaco uscente, Filippo Di Matteo, che le difficoltà accennate prima ha provato sulla sua pelle e che ha pagato di persona, anche in termini elettorali.

Da domattina, poi, non sarà più il tempo di annunciare programmi, ma quello di tirare sù le maniche e realizzarli. Cinque anni sono lunghi e non possiamo permetterci ulteriori indugi.
Buon lavoro, Piero.