Monreale, l'archivio storico diocesano è aperto da 30 anni: sabato un convegno celebrativo

Appuntamento a palazzo arcivescovile alle ore 10

MONREALE, 18 aprile – La memoria è vita e l'Archivio storico diocesano di Monreale ne è la prova. Da trent'anni (1993-2023) custodisce le testimonianze di tutti gli aspetti della vita e delle attività, da quelle religiose a quelle economiche, culturali e sociali, della popolazione della vasta Arcidiocesi di Monreale.

Una diocesi comprendente oggi buona parte del territorio della provincia di Palermo e sabato 22 aprile nella sala Roma del palazzo arcivescovile si svolgerà il convegno per festeggiare questo traguardo. Dopo i saluti di Monsignor Gualtiero Isacchi, arcivescovo di Monreale e di Ester Rossino, dirigente della Soprintendenza archivista della Sicilia, introdurrà l'evento l'archivista Anna Manno. Interverranno: Elena Montagno, funzionario della Soprintendenza archivistica della Sicilia; mons. Ernesto Rascato, vicepresidente dell’Associazione archivistica ecclesiastica e don Fabio Raimondi, delegato regionale C.E.I. Ufficio Beni culturali ecclesiastici. Modererà l'evento don Giovanni Vitale, direttore dello stesso Archivio.
 
Viene aperto al pubblico, presso i locali a pianterreno del Palazzo Arcivescovile, con una cerimonia solenne, alla presenza di autorità religiose, civili, militari, ad esponenti di spicco della cultura, del mondo scolastico e universitario, a numerosi sacerdoti e studiosi il 23 marzo del 1993, dopo aver ottenuto il 21 dicembre 1985, dalla Soprintendenza archivistica per la Sicilia, la prima dichiarazione di notevole interesse storico per il Fondo Registri della Corte e il Fondo Mensa Arcivescovile, a cui segue la seconda il 26 maggio 2014 per il Fondo Governo Ordinario e la Raccolta di pergamene, e ultima in ordine di tempo la dichiarazione di interesse culturale per il Fondo denominato Carte Processuali Sciolte e la sua Appendice del 6 febbraio 2018.

Dichiarazioni che ne sancivano e ne continuano a sancire l’indiscussa importanza come fonte documentaria e da allora pongono in essere tutte le iniziative necessarie alla sua tutela e valorizzazione, sottolineandone la funzione sociale come bene diretto alla collettività, che a sua volta ha diritto di fruirne rendendone concreto così lo status di bene culturale. 
 
Fu merito dell’arcivescovo di allora, monsignor Salvatore Cassisa, aver voluto l’ordinamento razionale e sistematico dell’Archivio, nel quadro di una serie di iniziative culturali di vasto respiro, nella consapevolezza della grande importanza che tale complesso di scritture possiede. 
 
Grazie ai fondamentali contributi statali e della Provincia Regionale di Palermo, chiamato a occuparsi dell’ordinamento, dell’inventariazione e dell’indicizzazione di tale patrimonio fu il professore Giuseppe Schirò, archivista e storico monrealese, al cui ricordo va profonda gratitudine e ammirazione per avere con zelo, passione e instancabile fatica, trasformato un coacervo di carte confuse e anonime in un prestigioso patrimonio culturale fruibile dall’intera collettività. 
 
È opportuno ricordare che l’Arcivescovo di Monreale, dalla fine del XII secolo, cioè dall’origine dell’Arcivescovado, sino al 1812, ha esercitato non solo i poteri spirituali, ma anche quelli temporali, il famoso mero et mixto imperio, su una zona molto vasta della Sicilia occidentale e su porzioni di territorio della fascia sicula orientale, facendo di Monreale una delle più potenti ed estese Signorie ecclesiastiche d’Italia. Ciò spiega la varietà dei documenti conservati e la natura dello stesso Archivio diocesano, che non è solo ecclesiastico, ma anche civile, e per ciò stesso considerato, non a caso, uno dei più grandi archivi ecclesiastici della Sicilia. 
 
La documentazione, composta da registri, filze, volumi, fascicoli, carte sciolte, pergamene, autentiche di reliquie e cartine, occupa più di 1.500 metri lineari di scaffalatura metallica ed è distinta, secondo la suddivisione data dal prof. Schirò, (che fu encomiabile e infaticabile direttore dell’Archivio Diocesano per ben dieci anni), in quattro grossi fondi che ne rappresentano il nucleo principale: Fondo Registri della Corte, Fondo Carte Processuali Sciolte, Fondo Mensa e Fondo Governo Ordinario. 
 
A questi fondi inventariati e indicizzati, nel corso del tempo se ne sono aggiunti altri di pari valore, che costituiscono un’ulteriore testimonianza storica e strumento di indagine: parliamo del Fondo Deputazione dei Restauri del Duomo di Monreale, Fondo Veneziano, Fondo Cattedrale, Fondo Tagliavia, Fondo Musicale, Fondo Chiesa Agonizzanti e non ultimi, oltre a corpose raccolte di foto, anche i preziosi fondi di ecclesiastici della Chiesa monrealese che si sono distinti per fama e santità di vita.
Il patrimonio documentario conservato in ampi depositi copre un arco cronologico di circa otto secoli (secc. XIV-XX). Oggi, a queste sale di deposito, grazie agli indispensabili contributi della CEI, si sono aggiunti nuovi ampi locali per una migliore conservazione e incrementazione dei fondi documentari.
 
Alla fine degli anni ’90, grazie all’ingegnere Gioacchino Nania e al professore Giuseppe Schirò, per volontà dell’allora arcivescovo monsignor Pio Vittorio Vigo, l’Archivio diocesano di Monreale, utilizzando un contributo dell’Assessorato ai beni culturali della Regione Siciliana, fu uno dei primi dell’Italia meridionale a veder creato e disporre di un sito internet, oggi rinnovato e riammodernizzato dal dott. Sergio Intorre, che permise a studiosi di tutto il mondo di accedere on line alla consultazione degli inventari e alla richiesta di copia dei documenti. Tale iniziativa portò al più alto livello le possibilità di “utilizzazione” del patrimonio archivistico, favorendo al massimo la ricerca storica. 
 
L’Archivio da allora si è imposto come una necessaria e preziosa risorsa culturale sia laica che ecclesiastica per la conoscenza delle fonti storiche, venendo così premiato dall’UNESCO, che nel 2001 lo inseriva nel portale degli Archivi.