Scrivere una favola per restituire alla vita di memoria un personaggio, una persona del tempo che fu e che adesso vive beatamente nel settimo cielo di Andromeda, implica una rivoluzione dei motoneuroni cerebrali ed un’attivazione, tramite la perfida Amigdala, dell’archivio storico, fotografico, esistenziale dell’uomo o della donna protagonisti della favola.
Fin da ragazzo ho amato stratosfericamente il teatro satirico. Mi ricordo che a 16 anni cominciai a recitare nei teatri palermitani con attori professionisti del calibro di Beno Mazzone e Salvatore Rinella, fondatori del Teatro Libero di Palermo.
Nella fatidica giornata del 31 agosto 1997 mi trovavo a Parigi in rue Vincent Auriol per rinnovare la mia iscrizione all’Albo Mondiale dei Cittadini del Mondo; i Francesi sono pignoli e per il semplice rinnovo di una iscrizione ad un albo, pretendono la presenza fisica e materiale del soggetto che sottoscrive o rinnova l’adesione ai loro albi importanti.
Quando il trotto ha fatto storia nel nostro piccolo mondo antico, Varenne la conosceva a memoria insieme al suo Driver Minnucci. Ho sempre adorato i cavalli e tutte le specialità dell’ippica, dal galoppo ai salti ad ostacoli, dal trotto al polo.
In data 1 agosto 2020 ho trovato la mia posta elettronica intasata di richieste provenienti da miei affettuosissimi amici che mi pregavano, prima di andare in vacanza, a scrivere un articolo sulle regie taverne della nostra Monreale.
Ho usato il sostantivo summit, in merito al grande miracolo scientifico operato da Gesù di Nazareth in un banchetto nuziale a Cana di Galilea, per rafforzare l’idea scientifica della trasformazione dell’acqua in vino, come attuale e contemporanea nei grandi summit scientifici della nostra era.