E' ancora possibile la presenza dei cattolici in politica?

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
soprattutto in vista delle tornate elettorali si discute molto del posto dei cattolici in politica e si evidenzia giustamente la loro scarsa incisività e la loro irrilevanza nel panorama politico attuale.

Ciò, anche in considerazione del ruolo decisivo che essi hanno avuto nella ricostruzione del nostro Paese, dopo la fine della tragedia della guerra.
E' sufficiente ricordare il grande statista Alcide De Gasperi (nella foto) ed i cosiddetti “professorini” Dossetti, Lazzati, La Pira che diedero un contributo significativo nell'elaborazione della Carta Costituzionale. Fu un tempo prezioso in cui si diede avvio ad una nuova stagione della democrazia, dei diritti e dei doveri nei quali tutti i cittadini, al di là delle divisioni politiche ed ideologiche, si riconobbero.

Nelle fila dell'Azione cattolica, della Fuci ed in generale dell'associazionismo cattolico, grazie alle sollecitazioni di sacerdoti illuminati come padre Bartolomeo Sorge e padre Ennio Pintacuda, si formò nella nostra provincia una generazione di intellettuali e di politici democratici che, con la loro specifica sensibilità, seppero assumere la responsabilità della cosa pubblica. Erano autorevoli personalità capaci di interpretare il proprio tempo con una tenacia che, come afferma lo storico Pietro Scoppola, non era il frutto dall'avere frequentato le sagrestie o le segreterie politiche, ma avevano competenza, passione e, soprattutto, visione profetica.

Oggi tutto ciò appare quasi una chimera. Lo storico Ernesto Galli della Loggia parla di “eclissi cattolica in politica”, mentre per il sociologo Stefano Zamagni i cattolici appaiono quasi sonnambuli, disaffezionati, disorientati e disuniti, irrilevanti, oscillanti tra quelli della morale e quelli del sociale, tra coloro che riaffermano i cosiddetti valori non negoziabili riconducibili alla tradizione cattolica e coloro che sono più sensibili al tema della pace, alle esigenze dei poveri, alla tutela dell'ambiente, all'accoglienza dei migranti. Dinanzi alla complessità culturale, sociale del nostro tempo è certamente legittimo chiedersi se è ancora possibile per i cattolici uscire dalla marginalità politica ed essere incisivi nella vita del nostro Paese.
Al di là del pluralismo delle posizioni dovrebbe esserci una convergenza su alcuni valori, una sensibilità comune per la politica intesa come servizio; un servizio che, come affermava l'amico professore Vincenzo Galati, “per la fede ci viene affidato come dovere.” Ai cattolici spetta il compito di dare un'anima alla politica, di non disperdere e dilapidare il ricco patrimonio di valori, di esperienze, di cultura accumulato nei decenni scorsi.
Essi devono avvertire il dovere di animare e di appassionarsi alla realtà, di mettersi in gioco non per interessi, per la poltrona e gli agi, ma per migliorare la qualità della partecipazione, devono guidare la loro azione non con la ricerca della contrapposizione ma con il dialogo, il confronto e il rispetto della dignità della persona umana.

Il mio auspicio è che anche nella nostra città, come ho avuto modo di affermare in altra circostanza, vi siano giovani che avvertano il dovere morale di non abbandonare la politica ad una forma di qualunquismo che veda gli uni contro gli altri, ma vogliano mettere le loro competenze e le loro passioni al servizio del bene comune. Alla comunità dei credenti il compito certamente impegnativo e complesso di non lasciarli soli ma di accompagnare con qualificate iniziative di formazione le eventuali vocazioni all'impegno sociopolitico.