Un monrealese alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022

Fra tamponi e regole da rispettare ecco come i giornalisti aspettano l’inizio dei Giochi

PECHINO (RPC), 2 febbraio – “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”. Nel 2008, alla mia prima Olimpiade da inviato, non avrei mai pensato di tornare a Pechino come giornalista – al massimo lo avrei fatto da turista -, figurarsi nel bel mezzo di una pandemia.

Ma tant’è, fra tamponi, mascherine e tante ore di volo rieccoci in Cina. Quattordici anni dopo ho trovato gli stessi pregi (dal punto di vista organizzativo, facendo i paragoni con altre Olimpiadi, ai cinesi gli si può rimproverare poco) e gli stessi difetti (si sono pure attrezzati coi traduttori simultanei sui telefoni ma se quelli che parlano in inglese sono una rarità, il problema di comunicazione resta). Quello che è davvero cambiato è il resto, perché organizzare un’Olimpiade con la conta dei positivi che pare una lotteria non è cosa semplice.

Paradossalmente è più complicato arrivare in Cina che restarci: devi essere vaccinato, ti servono due tamponi negativi (e solo in strutture riconosciute dall’ambasciata) entro le 96 ore dalla partenza, compilare una serie di scartoffie e ottenere due QR code – uno alla voce salute e un altro alla voce dogana – per salire sull’aereo e partire. Poi, dopo un appassionante Milano-Pechino da dieci ore, ecco un altro tampone completo in aeroporto. A quel punto vieni messo su un pullman e portato a destinazione ma non puoi lasciare la camera d’albergo fino a quando non arriva l’esito del tampone di cui sopra (un paio d’ore al massimo).

E a quel punto inizia un’altra giostra: ogni giorno tampone rapido, inserire la temperatura in un’apposita app (cosa che in realtà inizi a fare già 14 giorni prima della partenza) e controllo in stile aeroporto, con tanto di metal detector, prima di uscire dall’hotel. Già, perché come se non bastasse, per ridurre al minimo i rischi, hanno costruito una sorta di grande bolla: superati i test all’arrivo, ci entri e non puoi uscirne più, niente contatti col resto della popolazione. Il ragionamento è facile: se sei negativo, entri nella bolla, tutti negativi e niente contagi. Finora sta funzionando, qualche caso c’è sempre ma niente di preoccupante. Per fortuna. Ah, dimenticavo: l’Olimpiade non è ancora iniziata…