Cattedrali deserte in un deserto popoloso

E' caos in Serie A: al rinvio di Juventus-Inter chiudono i battenti altri cinque stadi e scoppia la polemica sul campionato falsato

MONREALE, 2 marzo – Sono esattamente 13mila. Sì, proprio 13mila i chilometri che separano il Cile dall'Italia. Anzi - volendo esser più precisi - da Milano. Per tutto il viaggio lui (normalissimo tifoso cileno di fede rossonera di cui mi permetterò di omettere il nome, ndr.) nient'altro aveva fatto se non pensare al suo sogno. Alla possibilità concreta, dopo così tanto tempo trascorso tra i vorticosi meandri della sua fantasia, di poter finalmente sedere sulle gradinate de La Scala del Calcio, il tempio dove albergano i simulacri degli dèi ai quali sin da bambino si era sempre affidato. Poco dopo lo sbarco dall'aereo però, la sua pagina Twitter si aggiorna con un nuovo stato (possiate voi leggerlo con la stessa voce di un bambino che, a Natale, non scarta alcun regalo): "Fa male all'anima"

PREMESSE - Il morale, di ogni tifoso che si rispetti, è proprio questo. Su una cosa - almeno su una - ogni tanto è anche bello convenire e ritrovarsi d'accordo. Ce lo insegna lo sport e l'endemica filosofia che ad esso sottende. Che dite, proviamo il raddoppio? Che il Corona Virus, qualunque sia la sua vera natura o (meglio) la sua vera pericolosità, sia stato in grado di far lo sgambetto a un gigante così immenso e fino a questo momento inamovibile è Verità pressoché assoluta, matematica e universalmente condivisibile. Se queste basi sono, agli occhi di tutti, considerevolmente solide, allora possiamo ri-costruirci su, tentando di spiegar meglio cosa sta realmente accadendo nel Campionato italiano. Andiamo con ordine: è già passata una settimana da quando sempre in questa nostra rubrica divagavamo sulle possibili conseguenze dell'infezione da Covid-19. Avevamo già visto in quella sede come, dati gli annullamenti di tutte quante le competizioni sportive nella così detta "area rossa" della penisola (peraltro sotto urgenti istruzioni prescritte dal ministro allo sport Spadafora), la grande macchina del calcio italiano avesse dovuto far fronte a un gravoso quanto inaspettato inceppamento. 

PORTE CHIUSE - Tante cose (forse troppe) da quel momento in poi hanno affollato le pagine dei giornali. Ancor più nutrito è l'insondabile mondo delle indiscrezioni, della fuga di notizie, delle voci di corridoio sussurrate lontane da orecchie indiscrete (o quasi). Quando recuperare le partite saltate, come affrontare la questione stadi in vista di tutti quanti gli impegni dei club anche al di fuori dalle competizioni nazionali, come riorganizzare il calendario degli incontri. In una parola: come rimettere in moto un motore in panne. Intorno a questi quesiti un marasma generale s'è lentamente fatto strada tra conferme e smentite, certezze e dubbi. Marasma che - almeno fino a venerdì - sembrava aver perso potere, ritirandosi placido all'omba di una soluzione generale: si gioca a porte chiuse. E in effetti un primo esperimento era già stato svolto, proprio nell'andata del sedicesimo di finale di Europa League a Milano, tra Inter e Ludogorets. All'arrivo in città dei giocatori bulgari (rigorosamente in mascherina, quasi come dentro a un lazzaretto manzoniano) le porte del Giuseppe Meazza erano state sigillate. Vero, c'è chi afferma a gran voce - dopo aver impietosamente assistito a uno scenario così sepolcrale - che le "porte chiuse" siano la morte del calcio. Innegabile, ma (conveniamo tutti anche su questo) sulla salvaguardia della salute pubblica c'è poco da disquisire. 

E LA POLEMICA - Pochi dubbi, dunque: anche le partite della domenica si giocheranno senza pubblico. E invece no, perché proprio nella giornata di sabato la Lega Serie A ha fatto sapere - sempre tramite comunicazione ufficiale sul proprio portale online - che sei delle partite valide per la 26a giornata di campionato sarebbero state spostate addirittura al mese di maggio. Tra queste anche il big match in chiave campionato tra Juventus ed Inter, in casa dei bianconeri, a Torino, nel pieno di quella definita dal Governo - come detto - "zona rossa". Come poteva facilmente ipotizzarsi (e soprattutto come avviene spessissimo purtroppo nel nostro Paese) tanto è servito perché le polemiche saturassero un'aria già abbastanza compromessa e viziata. "Il campionato è falsato - ha subito tuonato il DS dell'Inter Beppe Marotta al Corriere della Sera - l'azione della Lega contro l'Inter è grave. Il nostro calendario di maggio è incredibile". Aspra logomachìa dalla quale non si è astenuto certamente il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino che, in risposta alle parole del DS nerazzurro ha posto all'attenzione la proposta fatta proprio all'Inter di spostare la gara con la Juventus nel posticipo di lunedì. "L'inter si è rifiutata categoricamente, si assuma le sue responsabilità e non parli di sportività e campionato falsato" sono state le sue parole. Sapete però quale è la cosa strana? Lunedì sera, la Lega avrebbe addirittura concesso le porte aperte. 

Come è possibile dunque pensare che domenica sera l'allarme Corona Virus fosse il motivo del rinvio e solo esattamente 24 ore dopo invece no? Tralasciando le ipotesi di quanti credono che lo stesso presidente della Juventus, Giovanni Agnelli, abbia forzatamente voluto spostare il Derby d'Italia a data da destinarsi solo perché il momento di forma dei bianconeri avrebbe di certo compromesso la vittoria sui milanesi, la verità - quella più plausibile e accettabile - sta in ciò che giusto una settimana fa paventavamo: l'intricatissimo universo delle finanze che muove i club, insieme ovviamente ai diritti televisivi. Juve-Inter è trasmessa in 130 paesi diversi. Rinviarla - nei propositi della Lega - risulta esser dunque la giusta soluzione a un danno d'immagine incommensurabile (le cattedrali nel deserto del resto non sono un gran vedere). In sintesi, nessuno vuole perdere nulla, men che mai quando si tratta di movimenti finanziari. Tutti, almeno questa è la condizione attuale dei fatti, sembrano voler tirare acqua al proprio mulino, favorendo i propri interessi, tenendo ben cari i propri guadagni e al minimo le perdite. A complicare le vicende, aizzando ancora una volta le polemiche, sono le tante altre considerazioni: perché ad esempio, in Lecce-Atalanta, i bergamaschi abbiano liberamente avuto accesso allo stadio, loro che provengono da aree ad altissimo tasso infettivo? Perche le gare di Serie B vengano regolarmente disputate? Perché non sospendere definitivamente il campionato oppure giocare tutte le gare (anche quelle nelle zone non infette) a porte chiuse? Quanta confusione! Soluzioni? Al momento poche, anzi pochissime. Lo capiamo dal semplice fatto che nessuna linea oggettiva venga in questo momento rispettata. Basti pensare che dal rinvio delle partite si è già passati alle porte aperte - anche se ai soli tifosi delle aree non interessate da Covid-19 - nei rispettivi ritorni delle semifinali di Coppa Italia. Intanto è previsto per mercoledì un vertice della Lega Serie A, atto a capire come muoversi per far sì che il Campionato continui senza ulteriori intoppi. L'ho detto settimana scorsa, lo ribadisco adesso: chi vivrà vedrà!