Dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo

Pierre Gasly

Una gara ''Monzafiato'' vede vincere a sorpresa Pierre Gasly sull’AlphaTauri: magra consolazione dopo la debacle della Ferrari

MONZA 6 settembre – Di che materiale sono fatti i sogni? Sono fatti di passione, di volontà, di desideri. E sono fatti da storie, a volte magiche, che fanno venire i brividi solo a raccontarle.

E lo sport è il contenitore di storie per eccellenza, fantastiche a volte, tristi altre. E poi ci sono quelle che stanno in mezzo, composte sia da momenti memorabili che da momenti bui, che si concludono sempre con un lieto fine. E quelle, noi le chiamiamo favole. La favola che raccontiamo oggi ha un ingrediente principale, la resilienza, e un protagonista, Pierre Gasly. Tutto comincia 24 anni fa, nella fredda cittadina di Rouen, dove nasce il piccolo Pierre. Il bimbo cresce, e promette bene e tanto nello sport che ama… ovvero il calcio! La scintilla per le corse scatta a 7 anni grazie ad un suo amico di infanzia, Esteban Ocon, attuale pilota della Renault F1 Team. Grazie ai tanti sacrifici suoi e della sua famiglia, Pierre comincia a lottare in pista, in kart e successivamente monoposto, assieme a moltissimi protagonisti dei giorni nostri, come il ferrarista Leclerc o il sopracitato Ocon, ha talento e viene notato dalla Red Bull, che nel 2014 lo inserisce nel suo programma di giovani piloti, che ai tempi comprendeva piloti del calibro di Verstappen o Sainz e dal quale erano passati i già affermati Vettel e Ricciardo.

Continua a fare esperienza nelle serie minori, vincendo pure nel 2016 la GP2 ai danni del nostro Giovinazzi, e nel 2017 la Red Bull lo piazza in F1 a stagione in corso nel team satellite del colosso austriaco, la Toro Rosso. Si fa conoscere nel mondo dei grandi con ottime prestazioni, che culmineranno con l’ottenimento del posto nel team principale affianco a Max Verstappen. Sembra che Pierre abbia ormai spiccato il volo, che il suo sogno ad occhi aperti sia solamente al suo inizio, che il bello debba ancora arrivare. Il destino e la fortuna, però, non erano dalla sua parte.
La stagione 2019 si apre malissimo. Pierre è completamente schiacciato dallo strapotere di Max, le sue prestazioni sono nettamente al di sotto delle aspettative. È il momento dei dubbi, delle incertezze: tutto il lavoro che è stato fatto, tutti i viaggi, i sacrifici, è stato davvero tutto inutile?
Ogni gara è un’agonia, Pierre sembra non esserci più con la testa, e, durante la pausa estiva, arriva la doccia fredda: sarà rispedito in Toro Rosso con effetto immediato.

È finita, o almeno, lo sembra. In verità, ancora il destino non aveva finito di tormentare il giovane francese. Il primo weekend della sua seconda avventura in Toro Rosso è quello del Gran Premio del Belgio. Le sue prestazioni per tutto il fine settimana sono nella media, ma tutto sembra contare zero nel sabato pomeriggio di quel weekend. C’è un grave incidente nella gara di Formula 2. I piloti coinvolti all’uscita della Eau Rouge sono molteplici, ma i danni più grandi sono arrecati a due vetture, quella dell’americano Correa e quella del francese Hubert. La dinamica è drammatica: Hubert perde il controllo della sua vettura a seguito di una foratura, la macchina impazzita rientra in pista e viene falciata a 300 e passa chilometri orari da quella dell’americano. Correa se la caverà con le gambe rotte, per Anthoine non c’è nulla da fare. La festa della Formula Uno il giorno dopo ha uno strano sapore, il rumore dei motori è nullo in confronto al silenzio in tributo di quel ragazzo per il quale gli dei delle corse hanno scelto la via più tragica per consegnarlo all’immortalità.

Tutti i piloti portano orgogliosi nelle loro tute e nelle loro macchine una scritta in memoria del ragazzo. E tra questi, c’è Pierre, che nei suoi lunghi viaggi, che erano il carburante del suo sogno, aveva sempre accanto un ragazzo, un amico, un compagno di stanza, o meglio dire di vita, con il quale aveva un sogno in comune, e che il destino gli aveva strappato via senza preavviso. La perdita del suo migliore amico rende Gasly un altro pilota. O forse, rende di nuovo Gasly il pilota che era, prima che la pressione e le alte aspettative lo rendessero uno tra i tanti. Le sue prestazioni migliorano a dismisura. Probabilmente si trova meglio a guidare una macchina come la Toro Rosso (ora AlphaTauri), nettamente più bilanciata rispetto ad una Red Bull sempre più Verstappen-centrica, ma ci piace pensare che, da quel weekend belga, a guidare quella macchina siano in due.

Riesce a piazzarsi stabilmente nella zona punti, cogliendo pure un incredibile podio in Brasile. Le urla di gioia a fine gara sembravano essere, per lui e per tutti, il coronamento di un ciclo, dove la resilienza di un ragazzo, nonostante tutti i momenti difficili, gli aveva permesso di continuare ad essere sé stesso e a permettergli di fare ciò che gli riesce meglio, correre. Ma il meglio, deve ancora venire. La stagione 2020 inizia da dove si era conclusa la precedente: gare super e punti pesanti che arrivano per una scuderia da metà classifica come quella di Faenza. Ma a Monza, il mondo è capovolto. La gara è pazza, e premia solo chi ci crede, chi ha sempre creduto, chi per ogni volta che si è distrutto in mille pezzi, è riuscito a riattaccarli tutti e a tornare, più forte di prima. Sono quasi le 17 in questa domenica brianzola, sventola la bandiera a scacchi: Pierre Gasly è vincitore del Gran Premio di Italia.

Sul podio la festa è tanta, qualcuno non si rende ancora conto di tutto quello che è successo. Se ne vanno tutti, dopo la festa dello champagne, tranne lui. Rimane inerme, seduto nel gradino più alto, stanco ma felice come non mai. Ripensa a tutto quello che ha passato, ai sacrifici dei suoi, alle sportellate da bambino con gli amici che oggi si ritrova colleghi e rivali da adulto. E poi guarda, alla platea vuota, immaginando lì tutti i tifosi che lontani dalla televisione hanno urlato per lui. Ed eccolo, il nostro lieto fine. Hai vinto Pierre, puoi dirlo forte. Puoi dirlo a chi ti ha scaricato, a chi ti ha sempre sostenuto. Puoi dirlo alla tua famiglia, alla tua squadra, alla Milano che ti ha adottato. Puoi dirlo ad Anthoine, che da lassù sicuramente vedendoti starà sorridendo. In fondo, stiamo sorridendo tutti. Ed ora, fallo anche tu.