Quante volte l’abbiamo detto (o ascoltato)!... - V puntata -

Le vecchie espressioni riguardanti matrimonio e vita coniugale

Figurarsi se istituzioni come la famiglia o il matrimonio non facevano sorgere un'infinità di detti e proverbi più o meno coloriti.

 Nel corso della mie ricerche ho rischiato di annegare in un mare di espressioni tra le quali, a fatica, ho scelto quelle che credo più conosciute, per lo meno sul territorio monrealese, e quelle più consone alla mentalità di oggi, ossia le più condivisibili, anche se molte delle più antiche conservano ancora una certa validità di sopravvivenza.

 1) Bona maritata senza soggira e senza cugnata - Ben sposata senza suocera e senza cognata.
Una volta ho sentito dire che l’uomo ideale è quello orfano e senza parenti, ma senza arrivare a questi eccessi, mi pare che l’espressione metta in guardia quantomeno dalla coabitazione con altri che non siano i due sposi e i loro figli.

2) Bona mugghieri è a prima ricchizza ra casa - Una buona moglie è la prima ricchezza della casa.
Su questo credo che possiamo concordare tutti e senza tante storie.

3) Ci sunnu matri, matruzzi e matrazzi – Ci sono mamme, mammucce e mammacce.
Eh sì! Anche nel “santissimo” amore materno ci sono differenze. La maternità non santifica di per sé!

 4) Cu ‘un avi mugghieri prestu ‘a vesti, cu ‘un avi figghi prestu i’ nzigna – Chi non ha moglie fa presto a vestirla, chi non ha figli fa presto a educarli!
E questo perché parlare e vantarsi è facile, operare molto meno!

5) Cu si marita è cuntentu un jornu, cu ammazza un porcu è cuntentu un annu – Chi si sposa è contento un giorno, chi ammazza il porco è contento un anno.
L’espressione, decisamente antimatrimoniale, sottolinea l’effimera durata di certi entusiasmi non sostenuti da valide ragioni e la concreta solidità di una prassi meno poetica, ma realisticamente soddisfacente.

6) Di venniri o di marti ‘un si spusa e ‘un si parti – Di venerdì o di martedì non ci si sposa e non si parte.
Antiche superstizioni travolte dai tempi come anche A spusa majulina (o austina) ‘un si gori a cuttunina – La sposa di maggio (o di agosto) non si gode la coperta trapunta (cioè in sintesi, il letto matrimoniale). Si credeva a questi giorni o mesi sfortunati; oggi non più.

 7) Essiri comu ‘u malu maritu e ‘a mala mugghieri – Essere come il cattivo marito e la cattiva moglie.
Cioè in piena e continua discordia.

8) Fari a cu’ figghi e acu’ figghiastri – Fare distinzione tra figli e figliastri
Significa fare disparità di trattamento. Si usa spesso in senso figurato e negativo.

9) Geniu è l’amari e ‘nterra u curari – L’amore è un trasporto libero (e inspiegabile) che accetta anche il disagio di dormire per terra.
La prima parte è verissima, sulla seconda si può discutere (per lo meno nei tempi lunghi)

10) Maritàti e muli hanno a stari suli – Sposi e muli devono stare soli.
Perché possano imparare a convivere o … scalciare in santa pace.

11) ‘A mugghieri r’avutru è sempri chiù bedda – La moglie altrui è sempre più bella.
Che è come dire che “l’erba del vicino è sempre più verde!” (per l’incontentabilità umana).

 12) Soggira e nora scinnunu r’u cielo sciarriannusi – Suocera nuora scendono dal cielo litigando.
Quindi possono avere provenienza angelica e non cambia niente.

13) Tra maritu e mugghieri cu si cci mmisca è fumeri – Tra marito e moglie chi si immischia è sterco.
Efficace invito alla discrezione per non immischiarsi nelle discussioni di famiglia, come il detto “Tra patri e figghi ‘un ci vonnu consigghi”.

14) Si lassa u focu ardenti p’assistiri a parturenti – Si lascia un fuoco ardente per assistere la partoriente.
Sarebbe come dire la tutela della vita ha la priorità assoluta.

Ma questo è un modestissimo campionario. Ci sono anche i detti salaci o provocatori e i consigli più o meno saggi di chi crede di avere scoperto i segreti della riuscita di un rapporto. C’è di tutto, perché il matrimonio, nel bene o nel male, è ancora il perno di una società strana, la quale se ne è fuori sogna di entrarci, se vi è dentro sospira per uscirne. Ahimè…!

(continua)