Commemorazione dei defunti: ovverosia la "Festa dei morti"

Ricordi e tradizioni di una festa quasi desueta, ma sempre suggestiva

L’espressione “Festa dei morti” può suonare contraddittoria e irriverente a chi la considera solo dal punto di vista logico, ma gli abitanti della Sicilia sanno bene che questa triste ricorrenza è celebrata in modo del tutto insolito e trasformata in una giornata di festa, appunto, attesissima dai bambini che riceveranno doni e dolci dai genitori, i quali li faranno passare come un regalo affettuoso dei parenti defunti.

C’è tanta poesia e tanto incanto in questo legame d’amore con i cari trapassati, che così continuano a vivere nel ricordo e nella gioia dei bimbi innocenti. La tradizione vuole che i regali siano nascosti la notte precedente; mi commuove ancora la canzoncina che i grandicelli più smaliziati canticchiavano sommessamente quand’ero bambina, per far capire che loro ormai erano grandi e quindi consapevoli:
U patri e a matri si susino a notti,
addumanu u lumi e consano i morti.
Cunsari i morti significava appunto preparare in luogo nascosto i regali perché i piccoli l’indomani potessero trovarli dopo una breve ricerca. Quanta gioia c’era nella scoperta dei giocattoli, dei dolci o di quanto ogni famiglia poteva offrire!

Adopero i verbi al passato perché la civiltà delle macchine e poi la tecnologia elettronica hanno trasformato e in parte cancellato queste antiche usanze, all’insegna di un consumismo di massa che – ahimé – coinvolge i bambini, spesso inondati da regali tutto l’anno, ormai disabituati dal piacere della sorpresa e privati della magia della favola.

L’usanza antica, magari di origina pagana, permetteva però ai piccoli e ai grandi di guardare alla morte in modo sereno e di considerare i cari defunti come ancora partecipi della vita familiare, sicché anche la visita al cimitero si trasformava in una specie di scampagnata che impegnava la famiglia, già di buon mattino, si protraeva non di rado per l’intera giornata e non era infrequente scorgere tanta gente attrezzata di tegami di pasta al forno, seduta sulle tombe a fare “compagnia” ai morti.

Ci ricordiamo gli antichissimi banchetti funebri, che duravano più giorni ed erano accompagnati da celebrazioni festose di riti o giochi in onore dei defunti. La tradizione gastronomica vuole la preparazione dei pupi di zucchero che richiamano alla mente gli antichi cari, i numi tutelari del mondo classico, cioè gli antenati morti di ogni famiglia, onorati con statuine e altarini in ogni abitazione.
Altri dolci tradizionali sono i frutti di martorana, cioè di pasta reale (di farina di mandorle e zucchero), in tutto simili ai frutti veri.

Si racconta che l’ispirazione per la creazione di questi dolci venne ad una giovane novizia del Convento della Martorana, la quale, in occasione della visita del Papa dell’epoca, vedendo gli alberi di frutta del piccolo chiostro ormai spogli (data la stagione), pensò di abbellirli con dolci simili alla frutta. Le monachelle del convento raccolsero l’idea e la conservarono nel tempo per la gioia degli occhi e dei ghiottoni.