Il “vescovo santo” che temeva di essere ucciso

Un profilo di monsignor Intreccialagli, arcivescovo di Monreale dal 1919, morto in odore di santità

A mio fratello don Massimo affido il desiderio, se potrà farlo valere, di essere sepolto quanto più vicino possibile al Venerabile Mons. Intreccialagli”: con questa frase si conclude il “testamento spirituale” del compianto arcivescovo Cataldo Naro, scomparso nel 2006 a soli 55 anni; e ciò testimonia evidentemente quanto fosse profonda l’ammirazione che il prelato nutriva nei confronti del suo predecessore, che era stato alla guida della chiesa monrealese negli anni del primo dopoguerra. Questo suo desiderio non è stato però esaudito: e così monsignor Antonio Augusto Intreccialagli è rimasto solo anche da defunto, dopo esserlo stato in vita, in particolare nel periodo della sua esperienza episcopale a Monreale.

Nato nel 1852 a Monte Compatri, nell’area dei Castelli Romani, entra a far parte giovanissimo dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, professando la regola appena sedicenne e conseguendo l’ordinazione sacerdotale a Civita Castellana nel 1875; la Santa Sede affida a Intreccialagli vari delicati incarichi fiduciari, finché nell’aprile del 1907 il pontefice Pio X lo elegge alla sede vescovile di Caltanissetta. Durante il papato di Benedetto XV, nel 1919, gli viene affidata l’arcidiocesi di Monreale, quale successore di monsignor Lancia di Brolo; muore in fama di santità nella cittadina normanna il 19 settembre del 1924. Le sue spoglie, inizialmente tumulate nel cimitero comunale, trovate integre, sono state traslate agli inizi del 1936 all’interno del duomo.
La sua causa di canonizzazione, avviata nei primi anni ’50 del secolo scorso, ha avuto esito positivo sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, con l’emanazione del decreto del 22 gennaio 1991, tramite cui gli è stato attribuito il titolo di “venerabile”, in riconoscimento della “eroicità” delle sue virtù; il processo di beatificazione è attualmente in corso.

Sempre vicino agli “ultimi”, monsignor Intreccialagli ha costantemente operato con la massima rettitudine, all’insegna dell’umiltà e della semplicità (non disdegnava di servirsi dei mezzi pubblici), rifuggendo da comodità e privilegi, lottando contro le sopraffazioni e le ingiustizie; era generoso, caritatevole, intransigente e illuminato. Emblematico e significativo il suo motto episcopale: «Giustizia e Pace».
Sia in ambito pastorale che in campo sociale, per monsignor Intreccialagli (definito “il vescovo santo”) gli anni trascorsi a Monreale sono stati particolarmente intensi e impegnativi: ma, sotto vari aspetti, sono stati anche anni difficili e tormentati, soprattutto a causa dei rapporti “complessi”, se non apertamente conflittuali, con parte dei sacerdoti diocesani.
Tempo addietro è stata rinvenuta una sua lettera in cui ad un amico scriveva: «Qui [nella diocesi di Monreale] tutto è possibile: e non le dovrebbe far meraviglia se un giorno leggesse nei giornali che sono stato assassinato. Si capisce che le maggiori difficoltà vengono dal clero. Ne ho avute e ne avrò da superare, se saranno superabili! La guerra ha prodotto un peggioramento incredibile nel clero giovane. Lo spirito in moltissimi è sparito: trionfa la carne! La repressione produce opposizioni, ribellioni e scandali … e pericoli».
Questa è la preghiera per lui scritta dall’arcivescovo Naro:

Hai molto lavorato per la nostra Chiesa monrealese,
ti sei speso senza risparmio di energie,
rimandavi il tuo riposo a dopo la morte.
E molto più hai sofferto per le subdole diffamazioni,
per le aperte ingiurie e per le ingrate infedeltà.
Ma soprattutto hai amato.
Hai amato con fedele esclusività il tuo Signore.
E in lui hai amato la Chiesa ch’egli ti aveva affidato.
Non hai coltivato il rammarico
per la perduta dolce pace del convento
o per la forzata lontananza dagli amici romani
o per l’antico affetto dei fedeli nisseni.
Non ti sei volto a guardare indietro.
Sei andato dove altri ti conducevano.
Ma non hai seguito che il Signore, non hai amato che lui.
Prega per noi, affinché anche noi possiamo
non seguire che il Signore, non amare che lui. Amen.