Francesco Tumminello, quel monrealese dimenticato morto durante la Prima Guerra Mondiale

Cadde in una battaglia sul fiume Isonzo, nel 1917

MONREALE, 5 novembre - Abbiamo ricordato ieri, insieme alla festa delle Forze Armate, l’anniversario della fine del primo conflitto mondiale, che ha visto l’Italia uscire, arrancando vittoriosamente, da una guerra di logoramento.

Le vite di migliaia di giovani furono falciate, in nome della Patria. Vite di giovani monrealesi, che è opportuno ricordare e dare loro  visibilità. Ragazzi che sono del tutto scomparsi, dimenticati dal tempo, ma che percorrevano le nostre strade, proprio come noi.
Questa è la storia di Francesco Tumminello, nato a Monreale, nell'aprile del 1896. Fu chiamato alle armi come migliaia di giovani nel 1915, quando l’Italia dopo essersi dichiarata neutrale, tra le potenze europee, entrò in guerra.

Il giovane soldato semplice, sotto il comando del generale Cadorna, fu assegnato al 221° reggimento di fanteria della “Brigata Ionio”. Da Monreale si ritrovò in una realtà del tutto estranea a quella siciliana, fatta di sacrificio e campagna.
Francesco combatté al fronte, al confine, nei pressi di Gorizia e perse la vita il 18 maggio del 1917. La morte lo chiamò durante la 10ª battaglia d’Isonzo, cercando di liberare, insieme alle centinaia di compagni, Trieste dalla mano austriaca. Superando il guado del fiume Isonzo, fu ferito mortalmente da una granata.
La battaglia che lo coinvolse, possibilmente, avvenne tra il 15 e il 16 maggio 1917. Il giovane monrealese, morì alcuni giorni dopo presso l’ospedale da campo “Città di Milano”, in quel periodo situato nella frazione di Quisca, oggi attuale Slovenia.
Fu seppellito, e in epoca fascista inumato insieme alle migliaia dei suoi commilitoni, presso il Sacrario Militare di Gorizia, dove ancora oggi è possibile recarsi.
Uno dei tratti più particolari della vicenda è l’errata indicazione del cognome del soldato, errore nato possibilmente dalla richiesta delle proprie generalità durante i momenti di agonia.
Solamente dopo 101 anni, rivendendo documenti, concessi dal “Ministero della Difesa”, si è riusciti a colmare quel senso di incertezza e dubbio che ha invaso la famiglia per tantissimi anni.
La storia di questo nostro concittadino, è la storia del mio prozio. La ricerca è dettata dal rendere giustizia a chi non era più ricordato. La curiosità, insita nell'animo umano, era presente in me da bambino, guardando la fotografia di un giovane soldato, messo in posa con una sigaretta “arrangiata” tra le dita, che mostrava con orgoglio alla propria famiglia di contadini, l’essere appartenuto ad una generazione che mai sarà dimenticata a chi tiene gelosamente alle proprie radici.