Carmelo Ingrao, il pittore garbato e romantico

Il ricordo dell’uomo e dell’artista a dieci anni dalla scomparsa

MONREALE 1gennaio – Il 26 novembre di dieci anni fa si chiudeva a Monreale, sua città di adozione e di vita, la parabola umana e artistica di Carmelo Ingrao, un uomo semplice e impegnato. Scomparso l’uomo, rimane la sua attività pittorica, quale traccia tangibile della sua personalità.

Un’esistenza durata quasi cent’anni, un arco temporale caratterizzato da due conflitti bellici e da tanti mutamenti della vita sociale e culturale del nostro paese, che non hanno scalfito minimamente la sua gioia di vivere.
La sua fama di artista e la visione di una sua opera, oggi esposta alla Civica Galleria “Giuseppe Sciortino” me ne svelavano il nome e il talento, ma la persona ebbi modo di conoscerla nel 2005 durante l’allestimento della sua mostra personale al Complesso Monumentale Guglielmo II.
In quel periodo ebbi modo di apprezzarne la profonda personalità; un uomo che aveva avuto un ruolo di primo piano in tutte le attività che svolgeva. Dinamico, loquace, sempre sorridente e allegro questi i tratti caratteriali che lo rendevano simpatico a tutti, ma l’aspetto che più mi colpì fu la sua discrezione e la sua semplicità.

A tal proposito ricordo che si fece ritrarre fotograficamente di profilo con un suo quadro sullo sfondo, ma alla mia intenzione di utilizzare l’immagine per una brochure da omaggiare durante la mostra, pacatamente mi invitò a desistere, forse perché la sua indole poco incline alla notorietà lo avrebbe messo in imbarazzo.
Volontà, che rispettai in pieno, senza chiederne la motivazione, ma comprendendone la ragione.
Maestro di vita e pittore tra i più apprezzati ha coltivato diversi impegni in ambito sociale. È stato uno dei primi, insieme all’indimenticato don Giuseppe Governanti a organizzare il primo gruppo Scout di Monreale, facendosi apprezzare per le sue doti umane e le sue capacità organizzative.
Punto di riferimento per tanti giovani ha svolto queste attività con passione, mosso da una professione di fede incrollabile.
La sua esistenza caratterizzata da molteplici esperienze lo vedeva impegnato in quella che forse, più di tutte è stata la sua passione più coinvolgente, cioè la pittura.
Tante le partecipazioni a mostre collettive e personali, che lo ponevano tra gli artisti più presenti nel panorama artistico, ritagliandosi il consenso della critica e del mercato.
Una passione per la pittura che ha coltivato con naturalezza e spontaneità, prediligendo i paesaggi, le nature morte, i vicoli rustici, ma anche temi religiosi attraverso la sua sensibilità e la sua visione.

È con una sua opera, un olio su tela del 1999, cm 32x42 che raffigura un paesaggio, esposta alla Civica Galleria monrealese, che mi piace ricordare Carmelo Ingrao.
L’opera “paesaggio” è la sintesi della sua arte, l’espressione della sua poetica e del suo linguaggio pittorico, in essa probabilmente è racchiusa la chiave di lettura per comprendere la portata della sua arte; composta da pochi elementi, due montagne e una casa rurale dipinti con larghe campiture di colori sfumati, che suscitano particolare suggestione e rivelano un‘atmosfera rarefatta, quasi surreale accentuata da un cielo pallido e senza nuvole.
Pochi tratti, che denotano una capacità espressiva e una padronanza della tecnica pittorica non comuni, associata ad una preferenza di stesure cromatiche morbide dalle tonalità pastello, capaci di emozionare e catturare lo sguardo.
Le sue opere sono la rappresentazione speculare di “un animo incline alla contemplazione e alla rielaborazione romantica”.
Con Carmelo Ingrao si chiude un capitolo straordinario dell’arte, i cui protagonisti rischiano di cadere nell’oblio, personalità artistiche di rilievo che hanno caratterizzato la nostra storia artistica, immeritatamente dimenticati e trascurati.