Furti all’Ato rifiuti: arrivano le prime condanne

Quattro anni e mezzo a Giuseppe Pupella, otto mesi alla sua compagna. Assolto Pietro Ferreri

PALERMO, 8 luglio – Arriva la prima sentenza relativa alla vicenda Ato rifiuti che vede coinvolte 51 persone, che nell’aprile del 2017 erano state rinviate a giudizio. La storia è quella, ormai nota, delle irregolarità che sarebbero state commesse durante il periodo in cui la società d’ambito curava il servizio di smaltimento anche per il Comune di Monreale, prima del fallimento, datato dicembre 2014.

Oggi la terza sezione penale del tribunale di Palermo, presieduta da Fabrizio La Cascia (Fabrizio Forte ed Emanuele Nicosia a latere) ha condannato due dei protagonisti di quella vicenda, cioè l’ex dipendente Ato Giuseppe Pupella, la sua compagna Eleonora Alfano, mentre ha assolto l’imprenditore Pietro Ferreri perché il fatto non sussiste. Tutti e tre avevano scelto il rito abbreviato. Gli altri soggetti, coinvolti nella vicenda, invece, hanno optato per il rito ordinario, la cui prossima udienza si terrà a novembre davanti la quarta sezione penale.

La condanna più pesante arriva per Giuseppe Pupella, che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato l’elemento-cardine attorno quale si compivano le irregolarità, al quale sono stati inflitti quattro anni e sei mesi. È stato ritenuto colpevole di associazione per delinquere, del furto di carburante, danneggiamenti. Prescritti, invece, altri reati dei quali era stato accusato. Il capo d’imputazione di associazione per delinquere, invece, è decaduto per la sua compagna, Eleonora Alfano, condannata, sostanzialmente, per le irregolarità nella compilazione dei fogli si presenza, alla quale il collegio giudicante ha inflitto “solo” otto mesi di reclusione (pena sospesa).

Buone notizie, invece, per l’imprenditore monrealese Pietro Ferreri, difeso dagli avvocati Mario Caputo e Nicola Nocera, per il quale sono decadute tutte le ipotesi accusatorie. Già in sede di requisitoria, il pm aveva chiesto l’assoluzione. In pratica, Ferreri, non avrebbe elargito denaro ai dipendenti Ato per smaltire i rifiuti prodotti dalla sua azienda e questi non avrebbero contenuto sfabbricidi, ma soltanto carta, cartone e plastica, che la società d’ambito smaltiva in virtù di un accordo verbale. Soddisfatti i legali che lo hanno patrocinato in giudizio: “Sin dal primo momento – hanno affermato Caputo e Nocera – siamo stati convinti dell’estraneità del nostro assistito in relazione ai fatti che gli sono stati contestati, producendo una fitta documentazione comprovante la correttezza del suo comportamento”.