Spese legali non concordate con l’ente, il tribunale condanna un dipendente comunale al pagamento

Il Comune vince la causa promossa da un impiegato e risparmia circa 15.000 euro

MONREALE, 10 dicembre – La nomina di un difensore legale per sostenere un giudizio va concordata tra il datore di lavoro e il proprio dipendente. Quelle effettuate da quest’ultimo unilateralmente sono da ritenere a suo carico. È questo ciò che ha sostenuto il tribunale del lavoro di Palermo che ha condannato un impiegato comunale monrealese al pagamento delle spese in una causa contro l’ente.

La vicenda – che ha origine nel 2018 – vede un impiegato comunale adire il Tribunale di Palermo per vedersi riconoscere il diritto al rimborso, da parte del Comune di Monreale, delle spese processuali sostenute per difendersi da fatti – penalmente rilevanti – contestatigli nell’esercizio delle proprie funzioni.
L’impiegato, infatti, al termine del primo e del secondo grado penale – che lo aveva visto pienamente assolto – riteneva che, così come prevede il contratto collettivo di lavoro, fosse il Comune di Monreale a doversi sobbarcare l’interezza dei costi di giudizio sostenuti e, pertanto, presentava la parcella dei propri due difensori e del consulente tecnico incaricati, chiedendo una somma complessiva di 18.096,90 euro.
Il Comune, però, gli riconosceva soltanto 3.427,47 euro. Per tali motivi, l’impiegato decideva di rivolgersi al Giudice del Lavoro per ottenere la differenza, pari a 14.669,43 euro.

Il Comune di Monreale si costituiva in giudizio con il patrocinio dell’avvocato Manlio DI Miceli (nella foto), dello studio "Di Miceli - La Corte - Malizia", sostenendo l’infondatezza delle pretese del dipendente. Faceva, infatti, rilevare che questi avesse agito proprio in violazione di quella legge da lui invocata. Tale norma, infatti, impone all’impiegato comunale di concordare con l’ente di appartenenza la scelta dei difensori o dei tecnici, anche al fine della sostenibilità dei relativi costi. La difesa del Comune di Monreale poneva all’attenzione del giudice Santina Bruno, della sezione Lavoro del tribunale di Palermo, come, invece, il ricorrente avesse agito in totale autonomia, nominando in modo del tutto unilaterale e discrezionale i propri difensori e il consulente tecnico e che, con tale modus operandi, non aveva permesso all’Ente di impegnare tempestivamente a bilancio le somme per le parcelle.
Il Tribunale di Palermo, al termine del giudizio, riconoscendo le ragioni del Comune di Monreale, sentenziava che il ricorso promosso dal dipendente non potesse trovare accoglimento e condannava quest’ultimo al pagamento delle spese di lite.


Va rpure ricordato che le spese a cui è stata condannato l’impiegato sono le stesse di quelle concordate tra il Comune di Monreale e l’avvocato Di Miceli. Ragion per cui, la vicenda in questione non ha comportato alcun onere per la pubblica amministrazione.
“E’ una vittoria per l’intera Comunità – dice soddisfatto quest’ultimo – perché una eventuale ma non temuta condanna avrebbe inesorabilmente comportato una spesa per i contribuenti monrealesi”.