Amarcord, quando il caffè a Monreale lo vendeva la torrefazione 'Portorico'

(foto archivio Scaccio)

Tanti gli esercizi storici nella zona monumentale legati al commercio di questa bevanda

“ L’arabo certamente sempre è il caffè migliore; mentre spunta da un lato, mette dall’altro il fiore. Nasce in pingue terreno, vuol ombra, o poco sole. Piantare ogni tre anni l’arbiscel si suole. Il frutto non è vero, ch’esser debba piccino ,anzi dev’esser grosso ,basta sia verdolino . Usarlo indi conviene di fresco macinato, in luogo caldo e asciutto, con gelosia guardato… A farlo vi vuol poco ; mettervi la sua dose , e non versarlo al fuoco. Far sollevar la spuma, poi abbassarla a un tratto sei, sette volte almeno, il caffè presto è fatto.

A Monreale a portare il profumo dell’aroma caratteristica era la torrefazione “Portorico” nata nel marzo del 1961 di fronte la piazzetta Arancio. Il caffè tostato inebriava e non bisognava più andare a cercarlo a Palermo per avere il macinato nelle diverse moliture tra caffettiera napoletana espressa. Al tempo di Carlo Goldoni e della sua Sposa persiana (1753 ), Trieste era porto franco per disposizione di Carlo VI d’Asburgo e tutto il caffè diretto in Europa veniva scaricato sui suoi moli. Oggi ne è rimasto uno solo ,il settimo ,interamente dedicato ai container in arrivo dal Paesi produttori. Bernardo Della Mea era un torrefattore residente. Aveva ereditato il marchio Caffè del Doge dal suo maestro di torrefazione, il cavalier Ermenegildo Rizzardini (che l’aveva creato nel 1952) e portato in tutti i continenti, spendendo come simbolo orgoglioso di un binomio veracemente italiano : l’arte della tostatura armonica e l’invenzione della macchina espressa, ideata dall’ingegnere torinese Angelo Moriondo e brevettata nel 1884 come “Nuovo apparecchio a vapore per la confezione economica ed istantanea del caffè in bevanda“.


La macchina del caffè espresso a Monreale nasce all’inizio del 1900, attraverso un avvenimento storico: l’inaugurazione della tranvia elettrica, l’11 febbraio 1900 per il collegamento di Monreale con Palermo. Tranvia che per superare il dislivello Rocca –Monreale si costruì la funicolare sulla successiva abbandonata strada fatta dal Venero, sino al termine della seconda guerra mondiale con sostituzione del filobus. Il bar nasce da questo nuovo servizio tranviario che faceva capolinea alla testa di via Benedetto D’Acquisto. Che per questa nuova grande opportunità, il vecchio gestore abbandonava la vendita di giocattoli per questo primo esercizio pubblico e quindi un bar gestito successivamente dalla famiglia Renda, per mettere in funzione appunto la prima macchina del caffè espresso. Ai pendolari che raggiungevano Palermo , in attesa di salire sul tram, non veniva meno l’opportunità di gustare un buon caffè, espresso e originale. Attività che richiamava altre aperture di locali pubblici. E tra questi il bar di Gioacchino Granà , verso gli anni ’20, che trasformava un negozio di carnezzeria dando luogo a due bar distinti, proprietari i fratelli Mirto a pochi metri dal duomo. Seguiva una torrefazione , ma solo di nome , per iniziativa del signor Bonura e figlia , per la vendita di caffè macinato , confetti e pasticcini vari, poi , da diversi decenni diventata gelateria. Ed ecco le prime concessioni di suolo pubblico ed il primo ad usufruirne era proprio il bar Renda con una disposizione di tavolini in piazza Vittorio Emanuele e successivamente lo stesso Granà e poi Mirto. Nasce di seguito il bar Giaccone accanto al circolo Guglielmo II.


Mentre l’evoluzione dei locali pubblici si affaccia anche in piazza Guglielmo II con Settimo Failla, seguito da Pietro Mandalà ed ora da Milazzo, con la realizzazione di una copertura di protezione estate -inverno accanto all’ingresso del cancello per entrare nella villa comunale. Intanto nelle famiglie la caffettiera napoletana veniva abbandonata lasciando il posto alla espressa Bialetti. Ed ora per la fretta l’uso di cialde e capsule di chi non si fa mancare più frettolosamente il suo caffè in casa.