L'intervento dei Giovani Democratici di Monreale
MONREALE, 30 aprile – Una comunità sotto shock, tre famiglie distrutte, e un’intera città che si interroga su come una notte di festa si sia trasformata in una carneficina.
È questo lo scenario tragico che ci troviamo davanti, dopo la sparatoria avvenuta nel cuore della movida di Monreale, dove tre ragazzi sono stati uccisi da due giovani provenienti dal quartiere Zen di Palermo.
La notizia ha sconvolto l’opinione pubblica non solo per la brutalità del gesto, ma anche per l’apparente gratuità della violenza. Tre ragazzi, con sogni, ambizioni e vite ancora tutte da vivere, sono caduti sotto i colpi di pistola in una zona dove si dovrebbe poter uscire in sicurezza, divertirsi, vivere.
Dietro questi omicidi non c’è solo il crimine. C’è l’assenza di prevenzione, il fallimento dei controlli, la mancanza di presìdi dove invece sarebbero più che necessari. È assurdo, nel 2025, dover ancora denunciare l’assenza dello Stato in luoghi che, nei fine settimana, diventano centri di aggregazione giovanile. Le istituzioni non possono voltarsi dall’altra parte: non basta intervenire dopo, bisogna esserci prima, quando si può ancora evitare l’irreparabile.
Dov’erano i controlli? Dove sono le pattuglie nei luoghi della movida, dove troppo spesso si lasciano proliferare tensioni e violenza? I ragazzi non possono pagare con la vita l’incuria e la superficialità di chi dovrebbe garantire la sicurezza pubblica.
Non si può ignorare che la provenienza degli aggressori dallo Zen – un quartiere segnato da disagio sociale e criminalità – getta luce su un’altra piaga del nostro tempo: l’abbandono istituzionale dei luoghi più fragili, dove i giovani crescono senza alternative, senza prospettive, spesso finendo in mano a dinamiche di sopraffazione e violenza.
Ma nulla, nemmeno la più profonda emarginazione, può giustificare l’omicidio. Non possiamo restare in silenzio mentre si normalizza l’uso delle armi tra giovani, mentre si accetta passivamente che la violenza entri nei nostri centri storici come un elemento inevitabile del vivere urbano.
Oggi, Monreale piange. Palermo si interroga. Ma tutta la Sicilia e l’Italia deve reagire. Non possiamo lasciare che il ricordo di questi tre ragazzi svanisca nel silenzio delle cronache. Serve una risposta forte, concreta, urgente: più controlli, più prevenzione, più educazione, più presenza istituzionale.
Alle famiglie delle vittime va il nostro abbraccio più sincero. Il dolore che stanno vivendo è inimmaginabile, e nessuna parola potrà mai colmare il vuoto lasciato da questa tragedia. Ma se da questa ingiustizia sapremo trarre la forza per cambiare, per pretendere di più dalle nostre istituzioni, allora forse la loro morte non sarà stata vana. Non è solo una questione di cronaca: è una questione di civiltà. Di giustizia. Di dignità.