Sessant’anni fa debuttavo come voce solista al teatro Massimo

Una foto del 1959 di Salvino Caputo con costume di scena

Un amarcord ed un omaggio attraverso il mio vissuto

Se dovessi casualmente ripercorrere a ritroso nel tempo il mio vissuto e background, mi fermerei all’anno 1959 perché è stato l’anno del mio esordio e debutto come voce solista nel coro delle voci bianche, presso il Teatro Massimo di Palermo.

Sono trascorsi 60 anni e rituffarmi in quel passato, alla vigilia dei miei 70 anni (il 22 ottobre prossimo) mi procura tanta nostalgia e forti emozioni: la definisco la sindrome del trampolino: E’ un doppio salto carpiato, sotto l’espertissima guida di Tania Cagnotto. Nel 1959 il grande Prof. Ignazio Sgarlata, musicista eccelso e famoso, mi affidò al mitico maestro Maurizio Arena per il mio debutto come voce bianca, presso il prestigioso teatro palermitano. Ricordo che trascorrevo i miei pomeriggi alla scuola del bel canto, imparando il solfeggio, l’impostazione della voce, l’intonazione, le scale musicali e tutti gli esercizi connessi. Studiavo di notte, senza trascurare i miei impegni scolastici. Ero destinato fin da piccolo, alla rivoluzione del mio ritmo circadiano. Con Bohème di Giacomo Puccini, il mio esordio come voce bianca fu strepitoso e comico. I bambini del coro cantavamo: “Ecco Parpignol, Parpignol, col carretto tutto fior, ecco Parpignol. Voglio la tromba e il cavallino, il tamburo tamburello, voglio il cannone, voglio il frustino, i soldati in drappello”.

Dopo essere stati scacciati via dal coro delle donne che ci definivano furfanti indemoniati, si alzava la voce solista dei bambini: “Voglio la tromba ed il cavallino!”. A quel punto dell’opera, i bambini si scatenavano in capriole eccezionali. La mia capriola fu da record olimpico e mi ritrovai nella buca dell’orchestra, tra le braccia del grande direttore Tullio Serafin. Dal loggione del teatro, partì un lungo ed intenso applauso, condiviso da tutto il pubblico presente. Ritornai a casa alle 4 del mattino, accompagnato dal taxi che il Teatro Massimo mi metteva sempre a disposizione. Nella seconda opera del mio vissuto al Teatro Massimo, ho incrociato un altro capolavoro di Giacomo Puccini, ovvero Turandot: Non scorderò mai il lirismo e le strofe del coro delle voci bianche: “Là sui monti dell’Est la cicogna cantò, ma l’Aprile non rifiorì e la neve non sgelò, dal deserto al mare non odi mille voci sussurrare, principessa scendi a noi, tutto cambierà”.
Per chi legge sembra facile cantare queste due strofe, in verità vi confesso che per armonizzarle e modularle con la giusta intonazione della voce ed il tempo melodico, ci vollero 4 mesi di prove ed esercizi. Oggi chiudo con la prima parte di questo mio articolo, voluto fortissimamente da Enzo Ganci, Direttore di Monreale News. Appuntamento con Otello, Tosca, Carmen, Boris.
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